Papa Francesco ha reclinato le dimissioni di mons. S. Heβe da vescovo di Amburgo, offerte in seguito al rapporto giuridico di indagine sulla gestione degli abusi che ha riguardato la diocesi di Colonia – dove Heβe è stato prima direttore del personale e poi vicario generale. La notizia è stata resa nota mediante un breve comunicato della Nunziatura della Santa Sede in Germania.
Nel prendere questa decisione si è tenuto conto sia dell’esito della visita apostolica svoltasi nella diocesi di Colonia dal card. Arborelius e da mons. van den Hende nel giugno scorso, sia della documentazione pervenuta a vari dicasteri della Curia vaticana.
Nel comunicato si afferma che “si sono constati delle mancanze nell’organizzazione e nelle procedure di lavoro della Curia diocesana di Colonia, come degli errori personali di comportamento da parte di mons. Heβe. Le indagini, però, non hanno rivelato che tutto ciò sarebbe stato fatto con l’intento di insabbiare casi di abuso sessuale. Il problema di fondo va cercato nel quadro più ampio dell’amministrazione della diocesi e in una mancanza di attenzione e sensibilità rispetto alle vittime di abusi”. Tenendo conto che mons. Heβe ha “riconosciuto con umiltà gli errori compiuti nel passato e che ha offerto le dimissioni dal suo incarico di vescovo, il Santo Padre ha deciso (…) di non accettare queste ultime”.
Contestualmente mons. Heβe ha inviato una lettera ai fedeli e alle comunità della diocesi di Amburgo in cui afferma di corrispondere alla volontà del papa e, quindi, di tornare ad assumere pienamente le sue responsabilità, compiti e mansioni, quale vescovo di Amburgo. “Farò tutto il possibile – scrive il vescovo – per essere all’altezza della sfida che ci sta davanti. Si tratterà di un nuovo inizio. I passati sei mesi mi hanno segnato e, certamente, hanno lasciato tracce anche in tutta la diocesi di Amburgo. È stato un tempo in cui ho imparato e vissuto qualcosa di particolare”.
È immaginabile che la decisione di Francesco aprirà un dibattito ampio e controverso in Germania – soprattutto per ciò che concerne la accountability personale dei vescovi in casi di carenze gestionali degli abusi nelle Chiese locali. Soprattutto per le vittime potrebbe sorgere l’impressione che, alla fin fine, nessuno sia veramente responsabile non tanto dell’atto in sé, quanto piuttosto del clima generale e delle forme strutturali che hanno reso quell’atto possibile e lo hanno lasciato essere impunito per lungo tempo. Una sensazione, questa, che deve essere presa estremamente sul serio – soprattutto quando si decide che mancano gli elementi necessari per una imputabilità personale di chi sta alla guida di una Chiesa locale.
D’altro lato, la decisione di Francesco, così come è stata comunicata dalla Nunziatura, è una sorta di j’accuse all’intero sistema amministrativo e pastorale delle curie diocesane – o, detto altrimenti, una considerazione degli abusi come peccato sistemico della Chiesa. Ora a Heβe, e solo qualche tempo fa al card. Marx, Francesco chiede di continuare a guidare una Chiesa locale proprio a partire da questo dato di fatto e da questa consapevolezza. La sfida assegnata ai due vescovi tedeschi è di mostrare, in pratica e concretamente, che nulla può più essere come prima e che nulla può restare come prima.
Compito ingrato e non facile, rispetto al quale le dimissioni sarebbero state una via piana e senza ostacoli. Con la sua decisione Francesco corre il rischio di approfondire il fossato tra lui, la Chiesa e le vittime di abusi (credo consapevolmente), perché a partire dall’esperienza si avviino processi di radicale trasformazione delle strutture della Chiesa e dei modi di essere dei vescovi.
A Marx ed Heβe, confermati nel loro ministero, è chiesto proprio questo – di mostrare di aver imparato come si fa a essere più umani dell’apparato clericale e amministrativo di cui entrambi sono sostanzialmente il prodotto.