Ne dà conto l’inchiesta del settimanale francese in edicola Le Point, firmata da Marie Bordet e Violaine de Montclos. La sola fonte d’informazione per ora della bufera.
L’arcivescovo Michel Aupetit è nato a Versailles il 23 marzo 1951. Famiglia modesta. Il padre era ferroviere. Nel 1978 è dottore in medicina e svolge la sua attività a Colombes. Nel 1990 entra in seminario e stringe una profonda amicizia con l’arcivescovo di Parigi, Jean-Marie Lustiger, che regge la diocesi dal 1981 al 2005. Diventa prete nel 1995 e un anno dopo è nominato vicario generale.
Nel 2013 diventa vescovo ausiliare di Parigi e il 2 febbraio 2013 è titolare della diocesi di Nanterre, succedendo a mons. Gérard Daucourt che godeva di grande stima. Il 7 dicembre 2017 è nominato arcivescovo di Parigi. Ha l’obiettivo di infondere una dinamica nuova alla diocesi un po’ addormentata sotto il predecessore, mons. André Vingt-Trois.
La crisi della diocesi
Dopo tre anni e mezzo, con Aupetit la diocesi attraversa una crisi di vaste proporzioni, dovuta all’incendio della cattedrale di Notre-Dame e all’emergere degli abusi. Fanno scalpore le dimissioni dei due vicari generali: Benoist de Sinety e Alexis Leproux. L’inchiesta assicura che il modo di governare dell’arcivescovo è simile a un “gabinetto ministeriale”.
Il 30 marzo 2021, Benoist de Sinety, molto apprezzato dai parigini, noto negli ambienti culturali e politici, amato da schiere di migranti e di precari nel tempo della pandemia, lascia Parigi per inserirsi in una parrocchia di Lille.
Quattro mesi dopo, è Alexis Leproux, dopo solo due anni di servizio, ad abbandonare l’arcivescovo. È un intellettuale, laureato in scienze bibliche, amato soprattutto dai giovani. Va a Marsiglia. Da loro neppure una parola di commento sugli eventi.
Aupetit all’inizio aveva entusiasmato i fedeli. Paragonato a un attore del cinema, carismatico, splendida voce, comportamento teatrale e seducente. La gente corre alle sue messe. Rimette in auge tradizioni popolari di preghiera e di guarigione. Ma è il clero che s’inquieta.
L’inchiesta dice di avere sentito il parere di preti, teologi, insegnanti, responsabili diocesani. Ne risulta il ritratto di un arcivescovo che pare schiacciato da un carico troppo pesante per lui, compensando la mancanza di cultura teologica con un autoritarismo e una brutalità inconsueti. Vengono riportati dei fatti. Il centro pastorale Halles-Beaubourg, comunità sorta nel 1975, accoglieva cristiani LGBT, divorziati risposati, cattolici progressisti. Nel 2018 le dimissioni dei due preti responsabili rivelano le gravi tensioni tra la comunità e la parrocchia. A metà febbraio 2021, con una semplice email inviata all’équipe, l’arcivescovo domanda che entro 15 giorni vengano cessate tutte le attività. Si chiede all’arcivescovo di essere ricevuti. Una petizione raccoglie 12 mila firme. Nessuna risposta.
L’arcivescovo – scrivono le giornaliste di Le Point, dopo aver ascoltato molte persone – è un uomo che incentra tutto su di sé, si comporta come un medico sicuro di sé e della sua diagnosi. È intervenuto sullo storico “Collège des Bernardins”, centro di irradiazione cattolica in dialogo con la società e le altre religioni, da cui se ne sono andati per incompatibilità con Aupetit note personalità. Lui taglia corto: “I Bernardins non sono abbastanza cattolici”.
Inquieta e fa discutere il suo silenzio sul rapporto Sauvé sugli abusi sessuali. Solo uno striminzito messaggio all’attenzione dei fedeli. Nessun intervento pubblico da parte di una delle principali figure della Chiesa di Francia.
L’affaire
Scoppia il caso della email. Nella primavera 2020 viene alla luce un’email del febbraio 2012. Al tempo, Aupetit era vicario generale di Parigi e la email è destinata a una donna che lui conosce. Ha tutto il tono di una relazione intima con la donna. Viene letta anche dal suo entourage.
L’arcivescovo si arrampica sugli specchi. Nel maggio 2020 è lo stesso nunzio apostolico, mons. Celestino Migliore, a prendere visione della email. Si rifiuta di commentare. Si ha l’impressione (se non la conferma) che sia partita una investigazione. La Santa Sede è comunque a conoscenza dei fatti.
Aupetit ha rilasciato a Le Point la seguente dichiarazione: “Quando ero vicario generale, una donna si è fatta viva a più riprese con visite, email ecc., a tal punto che talvolta ho dovuto prendere delle disposizioni per distanziarci. Riconosco tuttavia che il mio comportamento nei suoi riguardi è potuto essere ambiguo, lasciando così sottendere l’esistenza tra di noi di una relazione intima e di rapporti sessuali, cosa che smentisco con forza. All’inizio del 2012, ho informato il mio direttore spirituale e, dopo aver discusso con l’arcivescovo di Parigi di quel tempo (il card. André Vingt-Trois), ho deciso di non vederla più e l’ho informata. Nella primavera 2020, dopo aver ricordato questa vecchia situazione con i miei vicari generali, ho avvertito le autorità della Chiesa”. Si spiegherebbero così le dimissioni dei due vicari generali.
Da noi interpellato, un vescovo che ha grande prestigio nell’episcopato francese, si è espresso così: “Non entro nelle vicende dell’arcivescovo, ma che persone del suo entourage l’attacchino con una storia vera o falsa del suo passato, lo trovo disgustoso. Che l’arcivescovo abbia avuto un’avventura amorosa nel suo passato di prete, non mi importa né mi interessa per niente… Gli do fiducia perché, se è vero, il Signore gli ha ridato fiducia. Maledetta società nella quale regnano la tirannia della trasparenza e il sospetto sistematico”.
Certo i suoi collaboratori scappano per un complotto…
A questo punto visto il livello dei precendenti messaggio dovrei scrivere che c’è un conservatore in meno. Ma non sarebbe onesto. Io dico solo che quando brucia una cattedrale come nôtre dame le dimissione sarebbero dovute a prescindere dalle reali responsibilità. È una cosa talmente grave che necessità un cambio dei vertici a prescindere.
‘dimissioni a prescindere dalle reali responsabilità’ is the new ‘mi offro come capro espiatorio’
Certo gesti si fanno per opportunità non per necessità. Ma capisco che è un senso dell’etica non comune.
Non capisco come mai si dia spazio ad articoli che sanno di complottismo. Se volete posso scrivere io articoli per voi.
Trovo l’articolo assolutamente inutile, non lo ritengo costruttivo se non per pettegolezzi ecclesiastici.
Dopo il card. Pell si cerca un altro “conservatore” da impallinare?
Come nel libro di Agata Christie “Dieci piccoli indiani”… e poi non ne rimase nessuno. Per non correre il rischio che al prossimo conclave sia eletto un non allineato col progresso e la fraternità.