Fa riflettere il caso dello spagnolo Xavier Novell, vescovo di Solsona, ritiratosi perché innamorato di una scrittrice di storie erotiche.
Papa Francesco esorta vivamente i vescovi a utilizzare questi tre principi di fronte a casi scabrosi o scandalosi, che si tratti di abusi su minori o di altro: trasparenza, responsabilità e rendiconto finale. La telenovela Novell sta causando tanto discredito alla Chiesa proprio perché sono mancati tutti e tre.
I tre principi ignorati
La trasparenza ha brillato per la sua assenza. In primo luogo, da parte del protagonista della notizia, che si è fatto scudo di un opaco “ragioni personali”, senza uscire allo scoperto e, di conseguenza, trattando come minorenni i fedeli, di cui è stato pastore per dieci anni e che hanno diritto a ricevere tutte le spiegazioni sulla sua rinuncia. Non è accettabile che il pastore lasci il gregge di notte e senza salutare. Solo i mercenari lo fanno.
Un’altra cosa: è stata Roma obbligare Novell a rimanere in silenzio. Allora il peso della colpa dell’oscurantismo e della totale mancanza di chiarezza e di trasparenza ricadrebbe sulle spalle della Nunziatura spagnola e, soprattutto, della Congregazione dei vescovi, guidata dal cardinale Ouellet, il più alto organo competente in materia episcopale. E, di riflesso, sulla stessa Conferenza episcopale spagnola, che è quella che sta subendo le conseguenze del discredito pubblico.
Per questo è eclatante il fatto che il suo presidente, il cardinale Omella, diversi giorni dopo lo scoppio del caso se ne esca dicendo che non ne sapeva nulla (cosa molto difficile da credere!) e, inoltre, che la gente sta facendo un romanzo con il caso Novell. Perché la verità è che il romanzo o la telenovela sono stati scritti per anni da mons. Novell sotto il naso dei suoi confratelli vescovi, i quali erano al corrente di tutto, ma non hanno mosso un dito. Perché i preti di Solsona hanno inviato denunce e rapporti sulle sue peripezie a Roma e alla Conferenza episcopale spagnola. Ma, come fanno di solito, hanno guardato da un’altra parte e si sono lavati le mani. Come Pilato.
All’assoluta mancanza di trasparenza si aggiunge la totale mancanza di assunzione di responsabilità, perché qui nessuno si assume la responsabilità dell’accaduto. Lo stesso Novell, che ostentava tanto il suo profondo amore per la Chiesa, sembra non assumersi nemmeno la responsabilità delle sue decisioni e, nell’ora della verità, scarica sulle spalle della Chiesa tutto il peso della responsabilità ultima.
E per ultimo il rendiconto finale: chi ha proposto come vescovo una persona con queste caratteristiche? La sua candidatura è stata ampiamente promossa dall’allora vescovo di Solsona, Jaume Traserra, affascinato dalle sue qualità e dalla sua personalità. La sua inclusione nelle terne è stata approvata dal nunzio Fratini e dall’allora vice-papa spagnolo, il card. Rouco, senza il cui assenso non si muoveva una mitra in Spagna.
A questo si aggiunge la ciliegina sulla torta: il suo relatore di tesi e principale consacrante della sua ordinazione episcopale è stato mons Ladaria, allora segretario e oggi presidente della Congregazione per la dottrina della fede. Qualcuno di loro ha riconosciuto di essersi sbagliato e di aver causato un grande danno alla Chiesa? Nessuno. E non lo faranno.
Attenti ai “media”
Alla dimenticanza dei tre criteri papali citati si aggiunge la stoltezza totale con cui la gerarchia cattolica continua a navigare nelle acque burrascose dei mezzi di comunicazione. I media cercano spiegazioni, soprattutto quando non ce ne sono. Davanti ai giornalisti non c’è spazio per silenzi o occultismi, perché questo significherebbe spingerli a dare libero sfogo ad ogni tipo di speculazioni e ipotesi.
Qualsiasi istituzione di fronte ad un caso come questo istituisce immediatamente un gabinetto di crisi. Anche prima che esca la notizia sconvolgente. Per ottenere un’esplosione controllata dello scandalo. Altrimenti, saranno i media stessi a sfruttare la morbosità che contiene. E non in un’esplosione, ma in una catena di deflagrazioni incontrollate e successive.
Inoltre, se le speculazioni non vengono smentite, restano lì per sempre nella grande biblioteca mediatica che è Google, che conserva tutto, con l’infinita derisione del protagonista del caso e dell’istituzione a cui appartiene e che rappresenta. Se non si spiega o non si smentisce, resterà lì in saecula saeculorum.
Chi ne paga le conseguenze? L’immagine pubblica dell’istituzione, che aggiunge una zavorra in più, che continua ad affondarla nell’immaginario collettivo e getta tonnellate di discredito sulla sua credibilità. Creando un sedimento quasi impossibile da superare e da pulire.
Danni collaterali
A questa pessima gestione del caso, che provoca discredito e perdita di fiducia e di credibilità nella Chiesa, bisogna aggiungere altri danni collaterali. Ad esempio, una nuova messa in discussione del celibato obbligatorio, che la stragrande maggioranza del “santo popolo di Dio” non accetta e sta chiedendo a gran voce che diventi facoltativo.
Ma Roma (anche con Francesco) continua a fare orecchie da mercante, imponendo come obbligatorio un carisma (sempre libero) per una mera questione economico-funzionale-tradizionale. Da vorace istituzione qual è, la Chiesa preferisce avere un esercito di uomini celibi, disponibili, senza carichi, senza altri obblighi e dipendenti dalla gerarchia. Anche se resta senza preti. Come sta rimanendo senza preti e, alla fine, non avrà altra scelta che approvare il celibato facoltativo.
Il caso presenta un’altra difficoltà, forse ancora più scandalosa e pericolosa: la benedizione di Novell alle terapie di riorientamento omosessuale, officiate da una sorta di setta chiamata “Verità e Libertà”, alla quale si è sottoposto lo stesso ex vescovo di Solsona. Perché non hanno alcuna base scientifica. Perché hanno portato molti dei partecipanti alla depressione e qualcuno perfino al suicidio. E, inoltre, perché sono condannate da Roma (tramite il cardinale Stella, presidente emerito della Congregazione per il clero) come “distruttive” e senza l’avallo del sigillo cattolico.
Ci sono altri vescovi che benedicono e promuovono queste terapie. Le vittime fanno i nomi: l’arcivescovo di Granada, mons. Martínez; il vescovo di San Sebastián, mons. Munilla o il vescovo di Alcalá, mons. Reig. Si dà il caso che anche tutti questi si arrovellino nelle stesse ossessioni di mons. Novell: il diavolo, l’omosessualità e il denaro.
Roma lascerà che anche questi casi finiscano per esplodere?
- Articolo pubblicato sul blog Religión Digital – traduzione a cura di Lorenzo Tommaselli.
Almeno si tratta di un rapporto fra adulti eterosessuali consenzienti.
Alla fine il Vescovo ha capito di non essere vicato alla castità e ne ha tratto le conseguenze.
Meglio tardi che mai.
Sin dall’icipit di questa intemerata si sentiva puzza di resa dei conti con l’avversario. E infatti nella chiosa l’articolista svela la vera “ratio” dell’invettiva: nessun amore per la Chiesa ma solo attacco al fronte avverso (meglio dire nemico) preteso tradizionalista.
Non sono spagnolo nè vivo in Spagna ma penso che l’opinione pubblica di quel paese – educata da schiere di registi à la Almodovar – sia oramai aperta a qualsiasi combinazione e ricombinazione dei ruoli sessuali e, quindi, non si scandalizzi più di tanto per il caso Novell. Ciò soprattutto al tempo dei Mc Carrick, Burrill e via discorrendo.
Questo ovviamente non vale per i media, sempre pronti a fare le pulci alla Chiesa a sostegno dei “novatores”.
Per parte mia temo che gli scandali attuali siano dovuti proprio alla progressiva resa di tanti di noi cristiani alla mentalità mondana edonista e pansessualista.
La lista di proscrizione finale chiude degnamente l’articolo.
È vero però che per quanto rifuarda la “gestione” di questi casi – sia mediatica che pastorale – la Chiesa non ha mai brillato.
Forse il problema è aver reso qualunque cosa un problema. E la chiesa è stata nei secoli “magistra problemorum” più che di soluzioni concrete. Quando innamorarsi diventa un problema da tacere beh la situazione è grave.
Non so se Novell abbia taciuto per un certo tempo o, piuttosto, abbia avuto bisogno di un tempo in cui ascoltare se stesso per decidere. Comunque per i consacrati con l’obbligo del celibato non c’è alcun problema ad innamorarsi se non quello di lasciare poltrone e prebende per seguire il proprio cuore. Il sacerdozio uxorato è di la da venire.
Chapeau al vescovo per la scelta coraggiosa ma anche sconforto nel vedere come la vocazione sacerdotale ed episcopale sbiadiscano sempre di più. E non per colpa del celibato se anche le chiese evangeliche e luterane sperimentano gli stessi identici problemi.