Era una delle richieste di un gruppo di vittime alla Conferenza episcopale polacca. Contenuta in una lettera del 13 maggio scorso, ha avuto una risposta positiva dal consiglio permanente l’11 giugno. L’incontro, che è durato quasi tre ore, è avvenuto il 19 novembre. Al termine dei lavori dell’assemblea, i vescovi erano invitati al dialogo: ne sono venuti 74. Solo due sono mancati per ragioni gravi (cf. qui su SettimanaNews).
Tośka Szewezyk, che, assieme a Robert Fidura e Jakub Pankowiak, componevano la delegazione, ha detto: «Ho l’impressione di un incontro con la I maiuscola. Non solo un rapporto fra vescovo e vittime, ma un vero incontro di persone che si sono ascoltate […] Ho avuto l’impressione che lì stesse accadendo qualcosa di santo dal punto di vista spirituale. Spero che saremo tutti in grado di utilizzare questo miracolo per costruire una Chiesa più simile a quella voluta da Gesù […]. L’incontro ha mostrato che abbiamo di che parlare e che siamo in grado di farlo in modo sostanziale, oltre la prospettiva dei nostri pregiudizi, senza necessariamente cercare i colpevoli, ma piuttosto lavorando sulle soluzioni […] È stato importante incontrare i vescovi con le loro ferite, confusioni, dubbi e ricerche. Un incontro fra persone che fino ad allora, ai miei occhi, erano rimaste nascoste dietro la loro funzione e il loro ruolo».
Robert Fidura aggiunge: «Sembra che ci stiamo muovendo in una direzione condivisa e iniziamo a vedere certe cose in modo molto simile». Un giudizio confermato anche da Jakub Pankowiak. Assai positivo anche il giudizio dell’arcivescovo W. Polak, responsabile della Conferenza per la questione abusi. I vescovi hanno riconosciuto il grande contributo delle vittime.
Le richieste
Non è stata data informazione sulle conclusioni o sugli orientamenti, ma si sanno i contenuti delle proposte che le vittime hanno a suo tempo elencato nella lettera in cui avevano formulato la richiesta. A ciascuna di esse è stato dato un tempo di presentazioni. Fra le più rilevanti una riguarda il presidente della Conferenza, mons. Tadeuz Wojda, accusato di negligenza nel trattare un caso della sua diocesi. Si chiedeva la sua sospensione dall’incarico. Non è avvenuto, ma l’interessato ha chiesto nell’estate scorsa alla Santa Sede una verifica del suo operato. I risultati non sono ancora giunti.
Le vittime chiedono ai vescovi di farsi promotori di alcuni cambiamenti nel diritto canonico e in particolare di prevedere uno specifico ruolo delle vittime come parte lesa nel processo canonico. Altra richiesta riguarda la formazione della commissione incaricata di uno studio complessivo. I nomi dovrebbero essere esplicitati a breve, ma la discussione verteva anche sulla sua identità: si chiede una commissione indipendente e non solo degli “indipendenti” nella commissione.
Inoltre, le vittime si attendono uno studio complessivo sulle buone pratiche e un aggiornamento dei protocolli di comportamento. Altra richiesta è l’obbligo per i vescovi di contattare le vittime, anche quando esse si manifestano nei media. Inoltre, si chiede la presenza delle donne nel sistema di assistenza posto in essere nelle diocesi.
Da molti anni è attiva la Fondazione san Giuseppe che accorpa le competenze e gli indirizzi in relazione agli abusi. Finanziata dalle diocesi e dalle congregazioni religiose, ha dispiegato un’efficace forma di sensibilizzazione in un ambiente che all’inizio era molto restio, preparando i responsabili diocesani, approfondendo gli studi e accompagnando la formulazione dei modelli e delle prassi di intervento.
Profondamente colpiti
Il contesto storico degli abusi in Polonia è complicato dalle memorie dei servizi segreti del regime comunista, non sempre veritieri e sulla cui credibilità vi sono dubbi popolari molto diffusi. La discussione civile e mediale è stata molto accesa negli anni recenti (cf. su SettimanaNews qui, qui e qui).
Dall’incontro coi vescovi si attende una rinnovata disponibilità dei pastori ad incontrare le vittime, rispondendo alle loro richieste di riconoscimento. Poche settimane prima (21-24 ottobre), era stato organizzato un ritiro spirituale per sacerdoti guidato da persone vittime di abusi. «È assolutamente straordinario – ha commentato uno degli organizzatori, p. Tomasz Mastyjaszezyk – che persone ferite diventino membri a pieno titolo del gruppo di evangelizzazione».
A giudicare dalle numerose reazioni registrate dall’agenzia KAI l’evento ha profondamente colpito i partecipanti.