In occasione dell’anniversario dell’enciclica Populorum progressio (26 marzo 1967), noi vescovi del Belgio abbiamo redatto, insieme ad alcune organizzazioni dedite alla promozione umana, la lettera per il periodo quaresimale 2017. Prendendo lo spunto dagli avvenimenti dei nostri giorni e applicandoli alla storia del cieco nato (cf. Gv 9), cerchiamo il modo per riflettere sulla situazione attuale come cristiani.
Le tensioni presenti oggi nel mondo sono sovente il risultato di un’autocoscienza esagerata. Alcune nazioni si difendono contro altre, il potere economico sembra dominare quello politico, i congressi internazionali non riescono ad arrivare a decisioni condivise e, se ci arrivano, non è detto che saranno tradotte in pratica.
Paolo VI era consapevole dei rapporti problematici e delle ingiustizie del suo tempo. A partire dal vangelo e dalla dottrina sociale della Chiesa, egli ha preso in esame quei problemi nell’enciclica Populorum progressio.
L’idea fondamentale è espressa con queste parole: «Lo sviluppo è il nuovo nome della pace» (n. 86). In quel modo il papa chiamava alla collaborazione e alla solidarietà tra i popoli. Tutti gli esseri umani hanno gli stessi diritti e vivono nell’unica casa comune. È necessario che ridoniamo ai poveri quello che appartiene loro di diritto. Alla violenza e alla disuguaglianza sociale deve subentrare la solidarietà.
La situazione oggi è diversa da quella degli anni 60, ma i problemi sussistono ancora. Abbiamo perciò esaminato dettagliatamente anche quanto dice costantemente papa Francesco al riguardo, cioè di rispettare ogni persona e di dare priorità ai più bisognosi.
Nel 1967 è sorto un ampio movimento di solidarietà a livello mondiale. In Vaticano è stata costituita la comissione Giustizia e Pace, movimenti di solidarietà sono nati in Belgio, come Entraide de Fraternité, Broederlijk delen, Welzijnszorg e Caritas internazionalis. Anche le Caritas nazionali si collocano nella stessa scia a seguito dell’enciclica. È per questo che abbiamo voluto scrivere la lettera insieme a questi movimenti.
Dove siamo in questo momento? Papa Francesco scrive: «L’ineguaglianza sociale è la radice di tutte le malattie della società» (EG 202). La povertà cresce, mancano abitazioni per i poveri, manca lavoro, le guerre causano un’emigrazione massiccia. Tutti sono d’accordo che bisogna fare qualche cosa per migliorare il proprio ambiente di vita ma pochi applicano le misure concordate. Il clima preoccupa tutti. La gente ormai è stanca di sentire delle belle promesse, e così cresce quella papa Francesco chiama “cultura dell’indifferenza”. Abbiamo perciò preso in considerazione anche il tema della misericordia, che ci offre una chiave preziosa di soluzione.
Nella nostra dichiarazione ci siamo ispirati alla lettura del capitolo 9 del vangelo di san Giovanni, proprio il vangelo che si legge nella 4ª domenica di quaresima, giornata che commemora la promulgazione dell’enciclica 50 anni fa.
Il cieco nato è espulso dalla società, la sua situazione non offre prospettive. Gesù lo avvicina e lo mette al centro del cerchio, della società del suo tempo, e il modo di trattare il cieco mostra la sua eccellente capacità pedagogica. Vede il cieco, lo tocca con la mano, lo guarisce e lo reinserisce nella società. Il cieco vede di nuovo, ma non solo, egli diventa testimone della misericordia di Gesù. A questo punto non c’è più spazio per l’indifferenza, tutti possono testimoniare il cambiamento avvenuto, cioè il passaggio dall’espulsione all’integrazione nella società. La chiave che mette tutto in movimento è la misericordia, Gesù che vede e avvicina il cieco.
In questa luce vogliamo offrire, per il tempo di quaresima, alcune chiavi per un cambiamento:
- la democrazia è garanzia di dialogo e di collaborazione. È la risposta ad ogni tentazione di chiudersi in se stessi e di difendere le proprie convinzioni;
- il nostro modo di vivere ha bisogno di ascoltare il grido della terra. È la nostra casa comune. Papa Francesco fa eco a quanto papa Paolo VI scriveva nel 1967;
- è necessario creare criteri e leggi comuni a livello mondiale per affrontare la situazione ecologica della terra;
- è urgente un’“etica del sufficiente”, ossia dobbiamo imparare ad essere contenti di quanto abbiamo e di quanto ci spetta di diritto. Solo così ci apriremo alla solidarietà.
Come Gesù ha ridonato al cieco la sua dignità insieme alla luce dei suoi occhi, così noi vescovi auspichiamo che tutti nella nostra società abbiano il coraggio di realizzare il cambiamento necessario nella vita personale e nella vita pubblica, per fare posto alla solidarietà sia nella vita personale sia nella vita sociale. Allo stesso tempo, è necessario lavorare per una solidarietà internazionale che garantisca la dignità di ogni persona. Nella lettera apostolica Misericordia et misera papa Francesco ci dice che «adesso è il tempo della misericordia» (n. 21).