Non cessa di stupire l’arcivescovo emerito di Praga, Dominik Duka, 81 anni, che si è dimesso il 13 maggio del 2022. In questi giorni ha fatto infuriare vescovi, preti, fedeli e partiti politici con la postfazione che ha firmato per il libro di Lubos Prochazka e Radim Panenka, Spiknuti – Pravda o pokusu odstranit prezidenta (Complotto: verità sul tentativo di destituire il presidente, Olympia 2024).
Duka viene accusato di essere un pericolo nei rapporti tra la Chiesa nella Repubblica Ceca, il Governo e l’attuale Parlamento. Nella grande sala del palazzo arcivescovile di Praga concessa per la presentazione, Duka ha pubblicamente «benedetto» il libro, che contiene la postfazione dello stesso cardinale. Si tratta di un volume che viene ritenuto scandaloso, che dà peso alle ricostruzioni dei circoli di Milos Zeman, già presidente della Repubblica Ceca dal marzo 2013 al marzo 2023.
La recente bufera
Il libro accusa apertamente due uomini politici, nientemeno che gli attuali Primo Ministro, Petr Fiala, e Presidente del Senato, Milos Vystrcil, di avere architettato un golpe per destituire il presidente Zeman. Nel volume i due politici vengono presentati nella ricostruzione degli autori come dei criminali.
I partiti politici che appoggiano Fiala e Vystrcil si sono ovviamente infuriati con Duka. Lo hanno recepito come un attacco da parte della Chiesa e mettono adesso in dubbio la loro adesione all’Accordo tra la Repubblica Ceca e la Santa Sede, già sottoscritto vent’anni fa e mai ratificato dal Parlamento. Ora è allo studio una nuova bozza dell’Accordo che, a questo punto, non avrà vita facile.
L’ex presidente Milos Zeman deve fare i conti con il suo passato. Viene definito un «machiavellico» puro sangue, che «insulta e provoca», un seguace della politica del «divide et impera», un politico cinico e populista, scurrile, mosso da ambizioni sfrenate e da incontrollata invidia. Ma è quanto scrive Duka nella postfazione a inquietare. Il cardinale afferma che la società ceca soffre di una profonda crisi morale e applaude apertamente Zeman, scandalizzando la gente onesta che lo ritiene invece il responsabile diretto della crisi che il Paese attraversa.
È opinione diffusa che Zeman, chiedendo al cardinale di scrivere la postfazione e di mettere a disposizione la grande sala dell’arcivescovado per la presentazione del volume, abbia voluto creare di proposito uno scandalo per fare la pubblicità a tale libro bizzarro e denigrare in questo modo gli attuali Presidente del Senato e Primo Ministro, entrambi esponenti di destra (del Partito civico democratico conservatore, ODS). Ambedue le figure non sono di per sé ostili alla Chiesa. Ma all’interno del loro partito cresce ormai sempre più apertamente il dissenso rispetto all’Accordo con la Santa Sede che è in via di definizione.
La Santa Sede metta fine al «doppio governo»
Duka, con i suoi interventi pubblici, sta sicuramente condizionando la vita della Chiesa in Cechia, spingendo verso alla divisione. Ci si interroga sul comportamento dell’attuale arcivescovo di Praga, Jan Graubner, trasferito nella capitale da Olomouc nel maggio 2022. A motivo dello scandalo dovuto alla postfazione del libro da parte del suo predecessore e alla presentazione nel palazzo arcivescovile, risulta essere fortemente scosso. Si trova infatti a dover affrontare lo scandalo suscitato dal libro e la confusione sorta tra i fedeli.
In una dichiarazione comune di tutti i vescovi della Repubblica Ceca, pubblicata a seguito della vicenda, si ritiene «deplorevole» quanto è successo. Nella stessa dichiarazione, l’arcivescovo Grauber (che è anche il presidente della Conferenza episcopale) prende chiaramente le distanze dalla operazione di Duka, spiegando che gli erano state fornite poche informazioni prima dell’evento.
Sono sempre più forti tuttavia i timori sulla sua reale possibilità di prendere liberamente decisioni e di governare l’arcidiocesi. Trattandosi di un uomo solitario, Graubner è estremamente condizionato dal personale legato al suo predecessore – con il quale condivide ancora sia l’équipe sia l’ufficio. Ecco perché è inevitabile porsi la domanda di chi sia realmente oggi al timone della diocesi di Praga.
L’unica istanza a cui si può fare appello per risolvere questo scandaloso «doppio governo», che crea perplessità e confusione nella Chiesa locale, è la santa Sede.
Duka è un domenicano. Per tradizione sa il fatto suo.
Bisogna pensare meglio le provvisioni delle diocesi e intervenire col trasferimento almeno ogni sei anni: nel clima narcisistico attuale qualsiasi vescovo diocesano -che resta pur sempre un uomo- non è in grado di ben governare la Chiesa locale.
I vescovi emeriti, sia mel bene sia male, sono sempre persone ingombranti, specialmente se rimangono in Diocesi. Ecco perché il diritto canonico dovrebbe prevedere un “buon ritiro’ nella misura in cui diventano emeriti. Magari svolgere una vita di preghiera in un monastero di clausura e le uscite pubbliche dovrebbero essere concordate con l’Ordinario del luogo.
Possono anche restare a dare una mano nelle parrocchie, cosa di cui c’è sicuramente bisogno. O anche fare da consigliere o ‘nonno saggio’.
Concordo che qualsiasi uscita su temi controversi andrebbe evitata, per evitare contrapposizioni con il vescovo in carica.