Svizzera: vescovo, un mestiere usurante

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dimissioni vescovo

Anche i vescovi sperimentano il burnout, una forma depressiva legata soprattutto alle professioni di cura e di accompagnamento. Il 10 ottobre si è dimesso dal governo pastorale della diocesi di Lugano, mons. Valerio Lazzeri.

Nella comunicazione pubblica in occasione della nomina dell’amministratore apostolico, Alain de Taemy, vescovo ausiliare di Losanna-Ginevra-Friburgo, il vescovo Lazzeri ha spiegato le ragioni della sua richiesta al papa. Nessuna difficoltà nei rapporti pastorali, nei doveri cultuali e nell’accompagnamento dei poveri.

E tuttavia, soprattutto nei due ultimi anni – è vescovo dal 2013 – «è andata crescendo dentro di me una fatica interiore, che mi ha progressivamente tolto lo slancio e la serenità, richiesti per guidare in maniera adeguata la Chiesa che è a Lugano. Con il passare degli anni gli aspetti pubblici di rappresentanza, di governo istituzionale e di gestione finanziaria e amministrativa, che sono sempre stati lontani da tutto ciò che le inclinazioni naturali e il ministero mi avevano portato a coltivare in precedenza, sono diventati per me insostenibili, nonostante la presenza di validi e competenti collaboratori, a cui va sin da ora tutta la mia riconoscenza.

Molte volte la necessità di esercitare un’autorità, che non può fare a meno anche di strumenti giuridici e disciplinari per assicurare il bene comune in determinate circostanze, ha messo a dura prova la maniera per me più spontanea e connaturale di entrare in relazione con le persone.

Ho sempre fatto il possibile per non sottrarmi alle mie responsabilità di vescovo, ma mi sono reso conto che lo sforzo e la continua tensione che ciò mi imponeva mi hanno portato interiormente sempre più lontano da quello che sono e, in parte, anche da quello che continuo a ritenere essere il mio vero compito di pastore e di padre.

Ve lo dico a cuore aperto: non riesco più ad immaginarmi nella posizione che finora ho cercato sinceramente e con tutto il cuore di fare mia; non riesco più a vedere un modo di interpretare e di vivere la missione di vescovo a Lugano autentico e sostenibile per me e, di conseguenza, veramente proficuo per tutti».

Lugano: emerito a 59 anni

«Addolorato per tutto il disagio, la delusione, la sofferenza, che potranno scaturire da questo mio passo, ma anche sereno e convinto davanti al Signore di non potere in coscienza agire diversamente, oso contare anche oggi sulla vostra comprensione, sull’affetto e la commovente vicinanza che molti di voi mi hanno riservato nel corso di questi anni di episcopato».

La sincerità di questa confessione apre un capitolo ancora in ombra del ministero del vescovo oggi: la fatica di esercitare tutte le responsabilità e tutti i ruoli connessi all’ufficio: giudice, amministratore delegato, prefetto, preside, padre, confessore, commissario ecc. Quello che, in sede civile, è distribuito su una decina di responsabilità in capo ad altrettante persone, nella Chiesa è compattato sul vescovo.

Questo, anche nel caso di un vescovo giovane, può diventare intollerabile. Nato nel 1963, Lazzeri ha 59 anni. È vescovo da nove anni e ne avrebbe avuto altri 16 davanti a sé prima dell’emeritato. Formato prima in seminario a Friburgo, si laurea in seguito nella locale università.

È ordinato prete nel 1989 e studia al Teresianum di Roma. Dopo un periodo di docenza, è chiamato alla Congregazione per l’educazione cattolica. Torna poi a Lugano come predicatore e professore di teologia. Entra nel corpo accademico e, alla fine del 2012, è ordinato vescovo. Entra in diocesi nel 2013. Sei le sue lettere pastorali.

Nel 2014 nomina il nuovo rettore della facoltà teologica di Lugano. Nel 2017 firma con il Cantone l’accordo sull’insegnamento della religione. Nel 2018 è obbligato dalla crisi economica a chiudere il Giornale del popolo (decisione che alcuni non gli hanno perdonato), per poi affrontare la pandemia e una serie di problemi acuti tra il suo clero.

Un parroco è accusato di aver sottratto 600.000 franchi dai beni parrocchiali, un altro è accusato di comportamenti inopportuni con una donna in una discoteca e, successivamente, imputato anche di guida in stato di ebbrezza, un terzo per un caso di abusi e, infine, a un altro prete si addebita la convivenza chiacchierata con una donna.

Lo si accusa di scarsa capacità gestionale e di non avere avviato con prontezza strumenti di prevenzione degli abusi. Tutto questo aggravato da alcuni problemi di salute. L’esito è stato la dimissione, che il papa ha accettato.

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