Trento e Bolzano-Bressanone. Una lunga storia alle spalle e un futuro giovane in prospettiva: due diocesi che dal 1964, in linea con le indicazioni conciliari e per volontà dei due vescovi di allora, mons. Alessandro Maria Gottardi e Joseph Gargitter, hanno il loro territorio esattamente coincidente con i rispettivi confini provinciali della comunità civile (539.676 abitanti in Trentino, 518.518 in Alto Adige-Sudtirolo).
Relativamente giovani innanzitutto i due vescovi di oggi, entrambi classe 1962: 54 anni compiuti il 22 febbraio per mons. Ivo Muser a Bolzano, mentre mons. Lauro Tisi a Trento (sede metropolitana) li raggiungerà il prossimo 1° novembre.
Un territorio splendido di montagna («Il Tirolo l’hanno fatto gli angeli!» aveva dichiarato Benedetto XVI ricevendo una delegazione sudtirolese, terra d’origine della sua nonna materna), ma i problemi e le sfide pastorali sono comuni a molte altre realtà, in testa il vistoso calo del numero di preti e religiosi.
Nessuno però si piange addosso, anzi: «Chiesa di Trento, smettila di pensare che il tuo messaggio è vecchio e superato: getta di nuovo le reti, va’ al largo, dà da mangiare agli uomini del nostro tempo, accorgiti che hai in mano la novità delle novità, che tu potresti essere la risposta a quest’ora di tristezza e di morte, accorgiti che hai in mano la possibilità di far rifiorire la speranza. Chiesa di Trento, cammina nella fraternità che il Cristo ti ha donato e nulla ti faccia paura!» diceva mons. Tisi, allora vicario generale, ad un’assemblea diocesana (2011).
E in quest’ottica sono da leggersi anche alcune “novità” delle ultime settimane.
Occorre ricordare che nella diocesi suditirolese lo scorso 8 dicembre si è concluso il Sinodo e molte delle decisioni di queste settimane – l’inizio di una lunga serie – sono da attribuirsi non solo alla volontà dei padri e madri sinodali, ma in gran parte frutto della vasta operazione di ascolto sul territorio nelle settimane precedenti, soprattutto in occasione degli open space che hanno visto il coinvolgimento di migliaia di persone anche nelle sedi più periferiche (e di montagna) al fine di disegnare la “loro” Chiesa del futuro.
La novità, impensabile fino a qualche anno fa, è la designazione, dal prossimo 1° settembre, di un unico vicario generale per tutti i tre gruppi linguistici (tedesco, ladino e italiano rigorosamente suddivisi secondo la legge proporzionale in ambito civile). Ed è significativo che la scelta sia caduta su don Eugen Runggaldier, classe 1968, ladino della val Gardena, già moderatore generale dell’ultimo Sinodo e direttore dell’Ufficio pastorale. E l’attuale vicario generale di lingua italiana, don Michele Tomasi, classe 1965, teologo morale, laurea laica in economia alla Bocconi, già rettore anche del Seminario maggiore, assumerà invece l’incarico di vicario episcopale con il ruolo di referente personale per i sacerdoti e i diaconi.
Ma a conferma proprio della centralità del Sinodo, il laico di lingua tedesca Reinhard Demetz, già segretario generale, viene designato alla guida dell’Ufficio pastorale. Non ancora quarantenne, diciassette anni di studio a Roma, dottorato in teologia fondamentale alla Gregoriana, Demetz è sposato e padre di tre figli e probabilmente il suo incarico, che prevede una vera e propria riorganizzazione dell’Ufficio, non ha precedenti a livello di diocesi italiane (come del resto quello di direttrice del settimanale diocesano di lingua italiana Il Segno affidato alla giornalista Irene Argentiero).
E, mentre si attende l’imminente pubblicazione degli Atti del Sinodo, diverse energie vengono dedicate alla prossima unificazione anche degli attuali venti consigli pastorali ancora rigorosamente suddivisi tra i gruppi linguistici: su forte sollecitazione del territorio la decisione è stata unanime e per molti di essi (alcune parrocchie avranno un iter più lungo) con il prossimo 23 ottobre si cambia.
Meno rivoluzionarie le novità nella diocesi sorella di Trento, ma non meno significative. All’indomani della sua consacrazione nella cattedrale di San Vigilio – l’austera basilica che fu sede dei lavori del Concilio – mons. Tisi ha nominato vicario generale don Marco Saiani, 61 anni, già delegato per la pastorale giovanile, presidente provinciale e nazionale dell’Associazione Noi (circoli e oratori), negli ultimi sette anni parroco di Gardolo, uno dei quartieri della città di Trento a più forte tasso di immigrazione.
Ma non è tutto: il nuovo arcivescovo ha espresso la volontà di un cambiamento in stile con alcune decisioni di papa Francesco nominando il Consiglio episcopale, un nuovo organismo per una condivisione delle scelte, peraltro previsto dal Codice di diritto canonico, costituito, oltre che da vescovo e vicario, dal vicario episcopale per il clero (don Ferruccio Furlan, 54 anni) e dal cancelliere di curia, don Alessandro Aste, classe 1975, con il ruolo di consulente giuridico. «Il Consiglio episcopale si riunirà ogni settimana e dal confronto emergeranno decisioni e proposte da condividere poi ulteriormente, a cominciare dal Consiglio di curia, a cui partecipano i delegati dei vari settori pastorali, al momento tutti confermati» ha commentato il vescovo Tisi nella conferenza stampa di presentazione.
E infine – e non è certo la novità più significativa, solo un piccolo segno – mons. Tisi non si trasferirà ad abitare in Arcivescovado, ma continuerà a risiedere nell’appartamento in quella che viene definita la Casa del clero in via Barbacovi, a due passi dal suo nuovo Ufficio in curia.