È iniziata questa mattina, con una concelebrazione eucaristica sulla tomba di Pietro, la visita ad limina dei vescovi tedeschi. Gli incontri con i vari dicasteri e poi con papa Francesco vanno oltre una dimensione puramente locale, in quanto rappresentano l’occasione di presentare e spiegare l’inserimento del Cammino sinodale tedesco all’interno del più ampio processo sinodale avviato da Francesco per la Chiesa universale.
Un’occasione per parlarsi direttamene, e non per vie traverse attraverso media, report informali e lettere aperte, e chiarirsi a vicenda tra la Chiesa tedesca e la Curia romana. Ma anche l’opportunità di verificare la virtuosità dei processi sinodali, così come essi hanno innervato e trasformato lo stesso Cammino sinodale in Germania.
Per essere effettivamente tale, gli esiti della sinodalità non possono essere predeterminati – e non si possono escludere a priori materie e temi su cui il convenire della fede discute, si confronta, prega, per mettere in atto un processo efficace e realistico di discernimento.
Si arriva a questo appuntamento con limiti da entrambe le parti: una cattiva comunicazione verso Roma da parte tedesca, che non ha permesso di mediare non solo i contenuti, ma anche i processi che hanno portato verso l’elaborazione finale dei documenti del Cammino sinodale; una preoccupazione romana nutrita per lo più da voci di corridoio e da un lobbysmo unilaterale su quanto avvenuto in questi anni nella Chiesa tedesca.
Guardando le cose dal punto di vista di oggi, dopo la pubblicazione del documento per la fase continentale del Sinodo della Chiesa universale sulla sinodalità, si può dire che la Chiesa tedesca e il suo Cammino sinodale non rappresentano un’eccezione, non cercano nessuna via nazionale e non si ergono al di sopra del cammino di tutto il popolo di Dio. Molto di quello che si è prodotto in Germania si ritrova nello stesso documento romano – le differenze che permangono sono per lo più dovute al radicamento concreto in un contesto specifico che è proprio a ogni Chiesa locale.
Questa visita ad limina rappresenta la possibilità di un apprendimento reciproco fra la Conferenza episcopale tedesca e i dicasteri di curia – anche questi ultimi devono infatti esercitarsi in una pratica sinodale che ne trasforma necessariamente la natura che hanno ereditato dalla loro configurazione moderna. L’epoca inedita di cui parla Francesco riguarda anche la Curia, il suo modo di lavorare e la propria autocomprensione all’interno del vissuto della Chiesa cattolica.
In primo luogo, quella di accompagnare i processi sinodali delle varie Chiese locali, ben prima di giudicarli: una piegatura pastorale degli stessi dicasteri romani, non come luogo di accentramento decisionale ma di tessitura di una comune cattolico che si declina al plurale anche quando è condiviso da molti.
Mi risulta difficile a capire due cose: come e difficile accettare la verità e come si pensa risolvere la questione in modo politico, con un compromesso, come se si trattasse della domanda politica su chi perde o riceve qualcosa. Secondo me, la verità e che lo scisma e già in atto. Non mi considero un cattolico tradizionalista, e quasi tutti i concetti che si usano si possono intendere in maniera accettabile, dal punto di vista cattolico, e in maniera inaccettabile. Ma in molti testi del Cammino sinodale non riconosco più la fede cattolica. In ogni caso, lo dico molto apertamente: io della Chiesa come la vede il Cammino sinodale tedesco non ho assolutamente bisogno. Se dovrei poter accettare che le cose cambino da oggi a domani, perché sarebbe inaccettabile l’idea che mi arancio con Dio da solo, senza alcuna Chiesa; se non c’è nessuna Verità su cui orientarsi e su cui valutare gli sviluppi della citta umana, se tutte le stupidaggini di un momento della storia sono „segni dei tempi“, in modo positivo, come fonte della Verità, cosa mi serve la Chiesa. E più interessante andare a prendersi una birra, guardare una partita, visitare un concerto o una mostra… Anche lì si può incontrare qualcosa del trascendente. Credo quindi, se parliamo dell’ottica missionaria, che il Cammino sinodale possa ottenere applausi della società, dei media, ma non può attirare assolutamente nessuno tranne quelli che hanno un qualche ruolo nella Chiesa. Non credo che solo una persona torni, almeno per cause spirituali, nella Chiesa se essa cambi secondo le ricette del Cammino sinodale. Grammatica della missione e della fede è un’altra.
Credo altrettanto che le parole del Papa su un’altra Chiesa Evangelica bisogna prendere molto sul serio, perché mirano direttamente sullo scisma. Si, il Papa e uno che parla molto, ma non e uno che non sa cosa dice e parole così gravi non le dice per caso.
Personalmente, credo che in questo caso è meglio lo scisma che il compromesso su certe cose. Si, i sostenitori del Cammino sinodale dicono che vogliono rimanere cattolici, ed io gli credo assolutamente. Ma non hanno assolutamente nessun diritto, per poter loro rimanere cattolici, di imporre a tutto il mondo cattolico le loro visioni del cattolicesimo. Quindi, se uno non si riconosce nella fede cattolica come essa è, può andarsene altrove, con pieno rispetto delle sue opinioni e della sua liberta. Viviamo nel epoca della libertà religiosa…
I soldi c’entrano, e come. Se un cammino sinodale alla tedesca facesse una Chiesa locale povera, una che non puo pagare dei progetti in tutto il mondo, avrebbe un altro trattamento. Ma quei soldi non provengono dalle élite, sia chieriche che laiche, ma dai membri del Popolo di Dio. E poi, certe cose non sono a vendita.
Un lettore e teologo dalla Croazia