Viganò: insulti e silenzi

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Carlo Maria Viganò, intrepido difensore di se stesso, vescovo scomunicato (4 luglio 2024) e censore apocalittico il 20 agosto ha concesso una lunga intervista a Franca Giansoldati del Messaggero. Le verbose risposte non aggiungono molto a quanto già noto. Più interessanti le «deviazioni» e i silenzi.

Niente di nuovo

Niente di nuovo nel ricordo della sua attività presso la Segreteria di stato e il Governatorato, nella denuncia circa le malefatte dell’ex-cardinale McCarrick ormai laicizzato, nei torti subiti (appartamento sottratto), nella scomunica «invalida e nulla».

Centrale è la denuncia di un potere sovranazionale e massonico che piega i popoli alla volontà di Satana, ma soprattutto all’occupazione da parte dell’Anticristo della Chiesa cattolica nel Vaticano II e nel papato di Francesco. La Chiesa «è ostaggio di una cupola eversiva di corrotti e pervertiti».

Sorprende la lunga risposta circa il caso degli abusi di don Giuseppe Rugolo e delle coperture censurabili del suo vescovo, mons. Rosario Gisana, in cui è coinvolto anche papa Francesco con alcune discutibili esternazioni. Il caso è stato ampiamente raccontato dal podcast di Feltri, Tourn e Meletti (La confessione; cf. qui su SettimanaNews), ma centra assai poco con le vicende di Viganò. Elemento solo strumentale per attaccare Francesco e i suoi «compromessi» quando gli abusi toccano persone a lui vicine.

Senza criterio

Del tutto ignorati o molto rapidamente risolti sono alcuni elementi che avrebbero alimentato la conoscenza del suo caso. Come il silenzio circa il suo luogo di residenza (Svizzera, USA, Viterbo…?). Motivato dall’affermazione di un possibile pericolo di vita, il segreto riceverebbe luce dalle vicende che hanno interessato il card. Pell e il nunzio Sambi. Ambedue, morti nel loro letto (il secondo dopo una operazione a Baltimora, USA), non si prestano a chiarire l’arcano.

Anche la reiterata affermazione della legittimità e preziosità della figura di mons. Lefebvre, il fondatore della Fraternità sacerdotale san Pio X, apre la domanda sul perché i «lefebvriani» non lo difendono e non lo accolgono. Ne emergerebbe la distanza circa il «sedevacantismo» (assenza di un papa legittimo) che isola Viganò nel ridotto e litigioso segmento tradizionalista. In merito sono utili gli interventi di Luisella Scrosati su La bussola quotidiana, giornale online di stampo intransigente e talora aggressivo nei confronti dei vescovi più «conciliari».

Anche il caso della sua condanna giudiziaria in sede civile a proposito di una eredità che ha penalizzato il fratello prete non risulta chiaro. Infine, come combinare la denuncia solfurea contro i poteri internazionali con il servile omaggio all’allora presidente degli USA, Trump, e poi, senza soluzione di continuità, con il bellicoso Putin?

In realtà la continuità del racconto è data dalla scansione degli insulti. Anzitutto verso gli attori non protagonisti: il card. Bertone è un massone, il card. Laiolo un complice, il card. Sandri un debole, il card. Fernandez un pornografo e via discorrendo. Per papa Francesco ce n’è una valanga: arrogante, sfrontato, inimicus Ecclesiae, senza scrupoli, calunniatore, vile, falso profeta ecc.

Siamo purtroppo abituati ai «leoni di tastiera» e alla loro incapacità di dare il peso giusto alle parole. Oltre a non avere residenza il vescovo sembra aver smarrito ogni criterio.

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