Secondo un articolo pubblicato dal Corriere della Sera Enzo Bianchi sarebbe in procinto di lasciare Bose – come concordato da lui stesso con il visitatore nominato dalla Santa Sede e con la comunità. Avrebbe dovuto farlo con l’inizio della Quaresima (mercoledì 17 febbraio), secondo il rito romano; potrebbe farlo adeguandosi al calendario liturgico ambrosiano – dove la Quaresima inizia con la domenica.
Inutile ripercorrere le tappe di una storia che non si sa se è davvero finita, viste le piroette che Bianchi ha orchestrato a ogni passaggio – per guadagnarsi spazio sui media attraverso firme amiche, biasimo dai nemici di sempre, sconcerto tra coloro che a Bose devono un pezzo del loro cammino di fede o anche semplicemente di umanità. Una delle analisi più sobrie ed efficaci della vicenda può essere letta su Avvenire di ieri per mano di Massimo Faggioli, che inquadra la singolarità di Bose nel divenire storico della Chiesa (fatto di infinite singolarità) e nella stagione del post-concilio.
Ci sarà spazio, se Bianchi andrà effettivamente a Cellole, per riflettere in maniera dovuta su quanto accaduto – come un pezzo della storia della Chiesa ancora giovane del dopo Vaticano II. Ci sarà spazio per ritornare ad acquisire familiarità sul tema del carisma di fondazione che, inscritto nell’esperienza di fede di uno o di alcuni, non è mai di sua/loro proprietà.
Rimaniamo in attesa di vedere se una vicenda di Chiesa, certo importante ma piccola, riuscirà a scrivere una pagina migliore rispetto a quella delle istituzioni mondane. Perché nell’orgoglio ferito e vendicativo di Bianchi, venuto fuori in tutta la sua virulenza e collateralismo in questo anno, il difetto più grave è stato proprio quello della mancanza di senso istituzionale – quello che fa la differenza fra proprietà privata e bene comune.
Solo per segnalare, se ce ne fosse ancora il bisogno, il “sistema-Enzo-Bianchi”, una continua comunicazione da definire proprio con la parola che lui-monaco tanto usa e abusa, non mi sembra sia una novità. Link
preghiera e rispetto per tutti gli implicati
sembra che tutti abbiano letto il dossier…io no, non dico niente perché non ne so niente, posso aiutare con la preghiera e il rispetto verso tutte le persone
Mi permetto di riproporre nel merito della questione Bose-Bianchi alcune brevi considerazioni altrove già annotate.
1. Ho sempre considerato l’”universo Bose” un ambito di importante significato per la Chiesa e la società in generale.
2. Da quando è diventata di pubblico dominio la “questione Bianchi-Bose”, non mi ha per nulla appassionato la ricerca di motivi e retroscena delle vicende in questione, anzi ho giudicato che una certa “discrezione vaticana” avesse il suo senso.
3. Adesso però, con tutto il can can comunicativo che ne è venuto fuori e in cui tutti i protagonisti – Vaticano, Bose, Bianchi – di fatto si sono coinvolti con pubblici messaggi, è ora di finirla con allusioni, evocazioni, accenni… Se si vuole rendere giustizia al vero, ognuno esponga francamente le sue ragioni e prenda i suoi provvedimenti. Non si può far finta di nulla: o tutte le parti espongono francamente e pubblicamente il merito delle vicende, o si astengono da qualunque pubblico pronunciamento. Se non si ha la volontà della franca chiarezza – e non si è obbligati ad averla – si abbia almeno la decenza di tacere una volta per tutte sul piano pubblico: questo stillicidio di spiritualismi e “opposte avvocature-partigianerie” non giova a nessuno, anzi rende la cosa non solo stucchevole, ma francamente insopportabile, se non proprio – pur involontariamente – ipocrita.
Se quello che si riesce a leggere nella dolorosa vicenda di Enzo Bianchi e di Bose è la “mancanza di senso istituzionale” che farebbe la differenza, come scrive in questo posto Marcello Neri, allora il cattolicesimo italiano e la vita religiosa di cui questo sito è espressione è veramente alla fine. Ma non viene minimamente da pensare che se il fondatore di Bose sta facendo silenzio (e i mezzi ne avrebbe e anche molti) nonostante i continui e immotivati attacchi del bailamme giornalistico di questi giorni è forse perché ci sono dei valori umani e cristiani in gioco. Il primato della persona rispetto all’obbedienza cieca al Papa che sembra essere tornata in voga come se Newman, don Mazzolari e don Milani avessero vissuto e scritto in vano. Pensavo che un uomo formatosi alla scuola di Bologna come Massimo Faggioli avesse gli strumenti per uscire dal cliché istituzionalizzazione del carisma. Che spirito evangelico ha lei Sig. Marcello Neri per permettersi di giudicare una persona definendo la sua postura come “orgoglio ferito e vendicativo”? Questa triste vicenda di Bose sta anche mostrando a tutti la totale inadeguatezza dei media cattolici incapaci analizzare i fatti senza ridurne la complessità, incapaci di sospendere il giudizio sulle persone. Un sito cattolico come questo, per giunta gestito da una congregazione religiosa, per garantire un livello etico e deontologico dovrebbe dare la parola anche a Enzo Bianchi e invece. Perché non l’ha finora fatto e si limita ad asservire don Amedeo Cencini? Avete molto da imparare, anche dalla stampa laica.
Scusi ma lei signor Narboni ha imparato da quale stampa garantista ed etica? Quello che è uscito sui media è chiaramente un concerto orchestrato direttamente da questo signore e dai suoi stretti collaboratori, credo anche che il popolo dei fedeli non sia così ingenuo da non domandarsi come sia possibile ed ammissibile un simile modo di comportarsi e di scrivere da parte di un ormai scoperto pseudo-monaco, senza aggiungere altre evidenti qualità. A meno che anche lei sia della schiera di coloro che cercano di rovesciare le responsabilità, o come qualcuno scrive “informato dei fatti” ma vive vicino al polo artico, basta ricevere il testo da divulgare. Non credo sia questione di giudicare la postura del soggetto, è talmente evidente, solo che tutto questo fa sempre cassa e in un era di mercato non si guarda tanto da dove viene la parola e questo lo scrittore di successo lo sa sfruttare benissimo, stampa laica in primis.
A me sembra francamente che Enzo Bianchi stia facendo A me pare che Bianchi rivisti un ruolo , quello della vittima, che il suo “silenzio”non sia un vero silenzio ma un continuo stillicidio di messaggi subliminali, in cui si mostra offeso di “lesa maesta” Insomma mi pare che oltre al suo rifiuto ad obbedire alle disposizioni del Vaticano, vi sia un atteggiamento da “prima donna’ .
E’qui in ballo il concetto di autorita’ : Bianchi riconosce qualche autorita’ spirituale sopra di sé? Oppure crede di essere al di sopra di tutto?
Per la cronaca: la notizia riportata dal Corriere della sera è falsa. E. B. è ancora a Bose.
Lascia basiti che perfino una testata così importante come il Corriere si lasci prendere nella trappola delle fake news e alimenti il malcostume generale.
Premesso che da molto tempo leggo con molto interesse i libri di Enzo Bianchi, quando ho partecipato alle sue, pur restando affascinato dall’intensità e ricchezza delle sue riflessioni, tuttavia avvolte rimanevo perplesso durante la condivisione nel suo modo di relazionarsi con chi gli poneva domande o esponeva i propri punti di vista; ho avuto la sensazione che non accettasse il contraddittorio anche quando sarebbe potuto essere utile per stimolare e far crescere lo spessore spirituale degli ascoltatori.
Secondo me potrebbe essere proprio questo il motivo che ha creato tensione nell’ambito della Comunità di Bose, richiedendo un intervento della Santa Sede, proprio per non rovinare ciò che di bello ed importante aveva creato.
Ho letto con molto interesse l’articolo “La Pasqua di Bose” di Michel Davide Semeraro pubblicato sulla Vostra rivista il 18 febbraio u.s. nel quale emerge tutta la lacerazione e il travaglio di chi vive la “prova” della crescita di una comunità monastica peculiare e complessa soprattutto per chi non la vive, come noi, quotidianamente di persona.
Dall’articolo comunque emerge evidente una forte speranza e fiducia incondizionata nell’opera dello Spirito Santo che guiderà il giusto discernimento: non è una sterile lotta, ma l’opportunità per interrogarsi, per chiarire le proprie idee e compiere con consapevolezza le giuste scelte.
Trovo il suddetto articolo molto in linea con le letture della 1^ Domenica di Quaresima anno B e, non a caso, l’autore parla di “la Pasqua di Bose”.
Io invece avrei 3 semplici domande.
La prima: come si è potuto permettere ad un elefante di provenienza vaticana di entrare in una cristalleria della provincia piemontese e fare inevitabilmente più danni di quanti ne fossero già stati arrecati?
La seconda: che autorità può arrogarsi un inviato della curia romana nell’ambito di una comunità cristiana sì ma ecumenica e mista?
La terza: quale legittimo provvedimento ne può eventualmente derivare se non esclusivamente ad personam e nei confronti dei soli membri cattolici?
Salve, sembrerebbe che quello che lei chiama “Elefante di provenienza vaticana” sia stato invitato ad entrare nella cristalleria proprio dall’attuale Priore, per tentare di risolvere la delicata e sofferta questione.
Piu’che mancanza del senso istituzionale, nel comportamento di Bianchi quello che stupisce il comune fedele che segue questa vicenda , e’ il constatare che dopo cinquant’anni di vita monastica , al momento della prova l’uomo Bianchi si comporta come chiunque altro, rimanendo orgogliosamente aggrappato con le unghie e coi denti al suo posto. Ammettiamo pure che sia innocente ed ingiustamente allontanato, ma non e’ proprio questo il motivo mento di mostrare con la propria vita lo spirito evangelico di umilta’, cuore docile, di rinuncia al proprio io, di rinuncia ad ogni possesso ?Se cinquantanni di vita monastica non hanno cambiato il cuore a cosa sono serviti? Sono solo belle parole? L’esempio che Bianchi sta dando alle nuove generazioni e’devastante. Se ne rende conto?
Non ammettiamo proprio “…. che sia innocente ed ingiustamente allontanato” vogliamo scherzare? Un decreto singolare approvato da Papa Francesco sulla base di voluminosi dossier di vicende raccolte per anni e vogliamo credere alla criptica difesa che fa di se stesso il signor Bianchi e chi lo spalleggia da vicino e da lontano? Certo stupisce il comune fedele il comportamento barbaro, parola molto usata proprio dal monaco-laico in persona, purtroppo è la triste deriva di una personalità così esagerata.
Vero!