Una prima valutazione sintetica sull’anno della vita consacrata (30 novembre 2014 – 2 febbraio 2016; cf. Testimoni 6/2015 p. 1) non può fondarsi su l’improvviso rovesciamento di tendenze (numeri, opere, dislocazione internazionale ecc.), né su iniziative clamorose. I processi di fondo sono in evoluzione sia nei loro elementi positivi che negativi. Ma c’è un cambiamento di notevole importanza ed è relativo all’immagine complessiva sulla vita consacrata nelle Chiesa. È come ci fossero una luce nuova e colori nuovi. È nuovo lo sguardo ecclesiale sui religiosi e dei religiosi su se stessi. Permangono i riferimenti magisteriali-teologici e le medesime fatiche, ma l’insieme della vita consacrata è uscito dal cono d’ombra in cui sembrava risucchiata. Per la prima volta i circa 800.000 religiosi e religiose (di diritto pontificio) e i 700.000 di diritto diocesano, raccolti in 3.700 famiglie e fondazioni hanno fatto esperienza di un anno pastorale specificamente dedicato a loro. È la prima vola nella storia.
La sottolineatura è legata anche alla gravità della crisi. Così si esprime papa Francesco nel discorso a braccio del1 febbraio 2016, davanti a circa 6.000 religiosi e religiose: «E a me questo fa venire una tentazione che va contro la speranza: “Ma, Signore, cosa succede? Perché il ventre della vita consacrata diventa tanto sterile?”». E richiamando la domanda a Dio per la fecondità di Anna, madre del profeta Samuele (1 Sam 1,9-18), continua: «Io domando a voi: il vostro cuore, davanti a questo calo delle vocazioni, prega con questa intensità? “La nostra congregazione ha bisogno di figli, la nostra congregazione ha bisogno di figlie…”. Il Signore che è stato tanto generoso non mancherà la sua promessa. Ma dobbiamo chiederlo. Dobbiamo bussare alla porta del suo cuore».
Vanno registrate le sollecitazioni positive distribuite lungo l’anno da parte della Congregazione per i religiosi. A partire da un documento sulla gestione economica che si sta rivelando uno dei punti dolenti della esperienza religiosa: Linee orientative per la gestione dei beni negli istituti di vita consacrata e elle società di vita apostolica (settembre 2014). A dicembre 2015 è stato pubblicato un testo su Identità e missione del fratello religioso nella Chiesa. La preoccupazione maggiore è di dare vigore alla sequela secolare, alla dimensione battesimale, che trova riscontro nelle grande maggioranza di laiche e laici dentro la vita consacrata.
Sono attesi altri documenti che slitteranno probabilmente ai mesi prossimi. Fra questi la riscrittura di Sponsa Verbi, il testo di riferimento per la vita contemplativa femminile, fortemente criticato fin dal suo apparire per il suo conservatorismo e l’assenza di ascolto delle interessate. È atteso anche l’aggiornamento di Mutuae relationes, per rinnovare i legami fra religiose/religiosi con le Chiese locali in termini più di testimonianza e di partecipazione che di differenziazioni e autonomie giuridiche.
Ma forse i tratti più originali sono contenuti nelle numerose iniziative delle Chiese locali, sia in Europa che nel mondo, e tutte le attività interne agli istituti religiosi. Vanno anche recensiti i convegni organizzati a Roma e nelle lettere circolari. Per la prima volta è stato organizzato un confronto sulla vita consacrata nelle diverse confessioni cristiane (gennaio 2015). Una valanga di adesioni hanno conosciuto il convegno sulla formazione (aprile 2015) e la convocazione per i giovani religiosi (6.000 a settembre 2015). In occasione della settimana conclusiva (28 gennaio – 2 febbraio 2016) 6.000 consacrati si sono dati raduno a Roma, secondo tutte le forme di radicalità evangelica: nuove fondazioni, istituti secolari, ordo virginum, contemplativi, religiosi e religiose, eremiti ecc. Di buona fattura, ma non molto divulgate le lettere circolari. Dalla prima, Rallegratevi, che componeva molti testi suggestivi del papa, alle successive, Scrutate e Contemplate, maggiormente elaborate e strutturate.
Non sono certo mancati i segni della fatica ed elementi di scandalo. Mons. J. Carballo, segretario della Congregazione per i religiosi, ha espresso in più occasioni la preoccupazione su alcune tendenze negative. Come quella manifestata dai circa 3.000 abbandoni l’anno, dai 39 istituti commissariati, dai 15 fondatori messi sotto inchiesta. Gli scandali hanno toccato in particolare le nuove fondazioni, ma anche quelle tradizionali.
Il segno non decisivo, ma sostanzialmente positivo di quest’anno lascia aperti alcuni orizzonti per il futuro della vita consacrata. Fra le sfide maggiori ne ricorderei cinque. Anzitutto: la crisi non è finita. In secondo luogo, il ruolo della donna e dei laici nella Chiesa. La vita consacrata è per gran parte femminile, ma il suo peso non è adeguato e la coscienza femminile non ha sufficiente spazio nelle strutture ecclesiali. In terzo luogo, il passaggio dall’istituzione alla missione, dal ragionare per opere e numeri a pensare per reti e per testimonianze emblematiche. Vi è una domanda di conversione e riforma che non possiamo ignorare. Ancora, il compito della profezia. Infine, la testimonianza della gioia del Vangelo. La letizia e la bellezza evangelica illuminano i volti dei consacrati e delle consacrate felici. A prescindere dalla loro età.
Mi parrebbero tutte e cinque piste di lavoro molto interessanti, caro p. Lorenzo…