Il superiore generale dei dehoniani, p. Carlos Luis Suárez, ha scritto una lettera alla Congregazione e alla Famiglia dehoniana sull’enciclica Fratelli tutti di papa Francesco.
Cari confratelli e membri della Famiglia Dehoniana,
In occasione della festa di san Francesco d’Assisi, Papa Francesco ci ha consegnato la nuova enciclica Fratelli tutti, che ieri ha firmato sulla tomba di san Francesco, ad Assisi. Questa nuova enciclica pone al centro la fraternità e l’amicizia sociale.
La pandemia del Covid-19 ha fatto irruzione nelle nostre vite personali, comunitarie, sociali e siamo interpellati a riconoscerci sempre di più tutti fratelli e sorelle fragili sulla stessa barca: “in questo tempo che ci è dato di vivere […], possiamo far rinascere tra tutti un’aspirazione mondiale alla fraternità. Nessuno può affrontare la vita in modo isolato […]. C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti” (FT 8).
Questa nuova lettera enciclica ha molto da dire anche alla nostra vita dehoniana. L’esperienza di fede di p. Dehon fu simile a quella di san Francesco. Entrambi compresero che “Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui” (1Gv 4,16). Questa stessa esperienza di fede è anche la nostra esperienza di fede (cf. Cst. 9).
Francesco d’Assisi seminò pace e camminò accanto ai poveri, agli abbandonati, ai malati, agli scartati, agli ultimi. Il suo cuore fu senza confini, capace di andare al di là delle distanze dovute all’origine, alla nazionalità, al colore o alla religione (cf. FT 2-3). P. Dehon ebbe a cuore il “ministero dei piccoli e degli umili, degli operai e dei poveri” (Cst. 31) e si impegnò a instaurare il Regno del Sacro Cuore nelle anime e nelle società. Anche noi, secondo i segni dei tempi “vogliamo contribuire a instaurare il regno della giustizia e della carità cristiana nel mondo” (Cst. 32).
Questa esperienza di fede tuttavia esige che abbiamo un cuore aperto al mondo. In questo senso, la pagina evangelica del buon samaritano (Lc 10,25-37) è una permanente chiamata a vivere la dimensione sociale e politica della nostra fede. Papa Francesco commentando questo passo scrive: “Ogni giorno ci troviamo davanti alla scelta di essere buoni samaritani oppure viandanti indifferenti che passano a distanza. E se estendiamo lo sguardo alla totalità della nostra storia e al mondo nel suo insieme, tutti siamo o siamo stati come questi personaggi: tutti abbiamo qualcosa dell’uomo ferito, qualcosa dei briganti, qualcosa di quelli che passano a distanza e qualcosa del buon samaritano” (FT 69).
P. Dehon commentando questa pagina evangelica scrisse: “Il Buon Samaritano non ha il cuore di un giudice, ma il cuore di un padre, di un fratello e di un amico; e voi sapete chi è il Buon Samaritano, è Gesù” (La Couronne du Sacré Coeur, EXT 8035184/5).
Non possiamo rimanere indifferenti al pressante invito che papa Francesco rivolge a ciascuno di noi. Siamo chiamati ad avere il cuore aperto del buon samaritano per affrontare “una serie di sfide che ci smuovono, ci obbligano ad assumere nuove prospettive e a sviluppare nuove risposte” (FT 128): le persone emigranti, le crisi umanitarie, il rapporto tra Oriente e Occidente, la globalizzazione, il degrado sociale, una politica migliore, il dialogo sociale, il cammino ecumenico e interreligioso.
Che la lettura e la riflessione di questa nuova enciclica possano far rivivere in ciascuno di noi, nelle nostre comunità e nel nostro apostolato lo spirito del buon samaritano, la sensibilità e l’impegno sociale del nostro fondatore al servizio del regno.