Francesco Spoto: sangue siciliano in Africa

di:

spoto

Un martire non immobile: Francesco Spoto

I tratti di arcaicità e di isolamento, di contraddizione e di innovazione, che alcuni autori attribuiscono alla Sicilia, talvolta compaiono anche in resoconti giornalistici:

«Un eterno movimento parente dell’immobilismo. Moviti fermu, si dice da queste parti, quando si intima ad un bambino di non fare un passo. La Sicilia è la terra, dove sbrigarsi è “annacarsi”, cioè dondolarsi nella culla, la “naca”, rendendo plastica l’idea di come il massimo dell’attivismo qui sia oscillare senza allontanarsi dallo stesso posto».

Giuseppe Artino Innaria trova l’epigono letterario del Gattopardo nel Barone Mandralisca di Cefalù, cioè in colui che – nel Sorriso di un ignoto marinaio, opera di un altro grande siciliano, Vincenzo Consolo – leggerà nella “chiocciola” i veri segni di una nuova «storia che vorticando dal profondo viene».[1]

Pensando a tutto ciò, tornano in mente i versi di Pascoli che presentano l’arguta melodia di canne dell’Isola del sole:

«Gli udii narrare l’isola del sole,/ là dove mandrie e greggi solitariepascono, e vanno dietro lor due sole/ grandi armentarie,/ con grandi pepli…. Ed il tinnir cedeva/ ad un’arguta melodia di canne:/ udii cantare il fumo che si leva/ dalle capanne.

Il Poeta tratteggia qui quella che denominava, appunto, l’isola del sole, che egli sente narrare nel mito delle sirene:

«Quel crocitare mi destò. Di fronte/ m’eri, o Sicilia, o nuvola di rosa/ sorta dal mare! E nell’azzurro un monte:/l’Etna nevosa.// Salve, o Sicilia! Ogni aura che qui muove,/ pulsa una cetra od empie una zampogna,/ e canta e passa… Io ero giunto dove/giunge chi sogna».[2]

Anche un altro racconto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa è intitolato Sirene (edito nel 1958): in esso il protagonista – un giovane laureato – vive una vita che è stata letteralmente sconvolta da un incontro con una sirena, avvenuto ad Augusta, in Sicilia.

Davvero, com’è stato osservato, per Tomasi di Lampedusa e altri scrittori, «per Verga e Vittorini, Sicilia rievoca i ricordi dell’infanzia e rappresenta il topos della memoria. Loro hanno lasciato la terra infantile, ma non l’hanno dimenticata».[3] Sicilia e mondo sono la stessa cosa; Sicilia o Cina o Persia, non cambia nulla, come viene osservato testualmente da Vittorini.[4]

In Sicilia, dove la primavera arriva “prima”

Suoni, cetre e zampogne fanno ancora pulsare le menti e il cuore, nell’Isola di Trinacria; già verso la fine di gennaio e gli inizi di febbraio, la primavera qui si risveglia e i fiori tornano a coprire per primi i rami del mandorlo (primerear, dicono quelli di lingua spagnola, come papa Francesco).

Ma è l’isola stessa che vibra e pulsa in ogni momento, fino ad apparire protesa verso l’Africa. Un’isola in cui il mandorlo, come il suo Creatore, primerea. Parola di papa Francesco: «Perché Dio sta prima, Dio sta prima sempre, Dio primerea. Dio è un po’ come il fiore del mandorlo della tua Sicilia, Antonio, che fiorisce sempre per primo».[5]

Proprio così: il mandorlo siciliano è capace di fiorire un poco prima che altrove e di far fiorire anche il territorio desertico dell’Africa. Così avevano immaginato i primi Missionari Servi dei Poveri, fondati dal beato Giacomo Cusmano: far rifiorire cristianamente la terra d’Africa, con le sue profonde contraddizioni e le insopportabili disuguaglianze, quasi mettendo alla prova il principio di solidarietà che stava nella testa e nel cuore di quei missionari siciliani. Con un loro piccolo drappello africano, i Bocconisti (preti e laici) avevano aperto una stazione missionaria proprio a Biringi (Congo ex belga). Lì si recherà il neo-nominato Superiore generale, padre Francesco Spoto (festa liturgica il 24 settembre).

Nato a Raffadali (Agrigento), l’8 luglio 1924, egli sarà il primo martire Bocconista, che si spegnerà appunto a Biringi nel 1964, a seguito delle gravi percosse ricevute dai guerriglieri detti “Simba” (= leoni). 

In un breve passaggio di una delle prediche tenute nel 1962, ai religiosi e ai seminaristi sulla sequela di Cristo, egli aveva additato il Cristo come il centro di una via, di un cammino, non di una stasi. Una via geografica e ascetica, da percorrere con decisione da parte di chiunque volesse imitarlo, per esempio nella forma di vita della “perfetta carità”, qual è, appunto, quella delle persone di vita consacrata, che seguono la consacrazione a Cristo:

«Seguire Gesù Cristo significa sceglierlo a modello della propria vita, cercando d’imitarlo nelle sue virtù e di metterne in pratica gli insegnamenti. In questa imitazione di Gesù Cristo consiste essenzialmente l’ascetica religiosa e tutta la perfezione cristiana. (…) Cristo è il centro dell’ascetica (…) Termine di tutta la perfezione è, in ultima analisi, la “unio cum Deo”. Ma l’“unio cum Deo” è prima “cum Christo” e poi “per Christum unio cum Deo”».

Dal sangue dei martiri, un cristianesimo che ricolma il cuore di speranza

La memoria di questo martire siciliano può, anzi dev’essere, qualcosa di più e di diverso, per l’Isola e per il mondo, che vanno trasformati da ogni ingiustizia e sopruso. Un’Isola, che avrebbe dovuto essere come un immenso parco della rimembranza, dove le piante che in essa si rinnovellano diventano, con padre Spoto, le vite offerte nell’olocausto: più forti e verdeggianti, come la primavera della speranza, perché redente e corroborate dal sangue del martirio. Proprio come il ramo di mandorlo che, in Sicilia, fiorisce prima che altrove.

Da questo mandorlo in fiore, che fu padre Spoto, spentosi all’ombra della brousse africana, perché non riprendere oggi un nuovo sguardo sulla Sicilia e sul mondo?

Se l’isola, da un lato, guarda all’Italia, dall’altro, appare protesa al continente africano, grazie alle acque di un mare che, si spera, di nuovo finalmente condiviso (Mare nostrum).

È davvero lo sguardo del bel pastore sul mondo, quello di padre Spoto martire di Cristo; esso può rendere più belli e più verdi non soltanto le persone, ma anche la vegetazione e gli alberi, dell’isola, della penisola, del continente e dei continenti.

Il verde dello Spirito, se guardato con lo sguardo del Pastore, diviene infatti sempreverde, capace di rendere bella anche la “catacomba verde”, quella brousse nella quale il gruppo di Missionari del Boccone del povero si aggirava all’inizio degli anni Sessanta del Novecento, cercando di sfuggire agli attacchi dei “cani umani” e dei “leoni”: i ribelli allora praticavano la distruzione di chiunque trovassero sul proprio cammino, ritenendoli i nemici colonizzatori occidentali.[7]

Un grande innamorato del Congo e dell’Africa, il siciliano beato Spoto. Anche negli ultimi giorni di fuga e di terrore, egli annota nel suo Diario che non intende più lasciare quella terra d’Africa, così amata, ma anche così terribile nei suoi confronti. Così, del resto, egli aveva previsto già sei anni prima di morir martire, quando aveva quasi preconizzato che «le aride zolle africane dovevano essere irrorate del sangue del martirio».[8]

Quanta umana poesia nella pagina in cui padre Spoto, Benito e Corrado, col fiato in gola a furia di correre nel deserto verde d’Africa, nascondersi, buttarsi per terra per sfuggire ai Leoni, trovano comunque un attimo di tempo per pregare e cercare di farsi reciprocamente coraggio!

«Durante una delle soste, il Superiore sollevò improvvisamente il viso, come se avesse visto o intuito qualcosa, e disse: “Sentite?” – “Cosa?”, rispose Corrado, allarmato. Benito mosse leggermente la testa. “Il silenzio” rispose. “È strano questo silenzio”. “Perché?”. “C’è sempre un ronzio di fondo, un disturbo costante, a tutte le ore del giorno”».

Sembra la sequenza di un film di guerra, con tre marines che cercano di salvare la pelle.

Ma, riprende padre Spoto, in uno dei suoi continui processi d’immedesimazione: «Questo non è silenzio, no. Soltanto quando saremo con Dio e Lui vivrà in noi, alla fine del tempo, allora ci sarà davvero silenzio. E sarà così puro, profondo”…».

Qui padre Spoto sta parlando dell’Altissimo con voce pura, profonda, cioè con i medesimi attributi appena dati al silenzio. È sacerdote, filosofo, poeta, sognatore insieme: è tout court l’uomo dallo sguardo incantato sulla Sicilia, terra del sole che illumina mari e continenti, di qua e di là dai confini.

L’ecumenismo del sangue

Con la memoria del sangue dei martiri fu inaugurato il terzo millennio. Dal sangue di questo martire siciliano in terra d’Africa, proviene oggi un nuovo seme di speranza per il primo Giubileo del nuovo millennio:

«La testimonianza più convincente di tale speranza – scrive papa Francesco – ci viene offerta dai martiri, che, saldi nella fede in Cristo risorto, hanno saputo rinunciare alla vita stessa di quaggiù pur di non tradire il loro Signore. Essi sono presenti in tutte le epoche e sono numerosi, forse più che mai, ai nostri giorni, quali confessori della vita che non conosce fine. Abbiamo bisogno di custodire la loro testimonianza per rendere feconda la nostra speranza. Questi martiri, appartenenti alle diverse tradizioni cristiane, sono anche semi di unità perché esprimono l’ecumenismo del sangue».[9]

Proprio come il Servo dei Poveri padre Spoto, martire di Sicilia in terra d’Africa, in nome di Cristo.

Roma, 21 settembre 2025

 

+ P. Vincenzo Bertolone, SdP


[1] G. Artino Innaria, L’immobile Gattopardo, “Ora legale, Diritti e dintorni news” (28.5.2021):

https://www.oralegalenews.it/topics/limmobile–gattopardo/14959/2021/ [30.8.2024].

[2] Cf. https://www.edizionikalos.com/io–ero–giunto–dove–giunge–chi–sogna–lisola–dei–poeti–di–giovanni–pascoli [30.8.2024].

[3] Bleuš, Jakica, La Sicilia nelle opere di Giovanni Verga ed Elio Vittorini, University of Zadar, 2022, p. 3:

https://repozitorij.unizd.hr/islandora/object/unizd%3A7446/datastream/PDF/view [31.8.2024].

[4] C. Toscani, Come leggere Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini, Mursia, Milano 1975, p. 52.

[5] Intervista a papa Francesco di Antonio Spadaro (Santa Marta, lunedì 19 agosto 2013):

https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2013/september/documents/papa–francesco_20130921_intervista–spadaro.html [31.8.2024].

[6] I Vespri siciliani. Dramma in 5 atti di Giuseppe Verdi; libretto Augustin Eugène Scribe e Charles Duveyrier; traduzione italiana di Eugenio Caimi. Ambientato ai tempi di Carlo D’Angiò, re di Napoli, l’azione del dramma si svolge in Palermo nel 1282.

[7] Rinvierei a V. Bertolone, Dal mandorlo in fiore alla palma del martirioNel 50° della morte, Presentazione di p. Salvatore Russo SdP, Grafiche Simone, Catanzaro 2014.

[8] Ivi, p. 27.

[9] Spes non confundit. Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025, n. 20.

Print Friendly, PDF & Email

Un commento

  1. Adelmo Li Cauzi 26 settembre 2024

Lascia un commento

Questo sito fa uso di cookies tecnici ed analitici, non di profilazione. Clicca per leggere l'informativa completa.

Questo sito utilizza esclusivamente cookie tecnici ed analitici con mascheratura dell'indirizzo IP del navigatore. L'utilizzo dei cookie è funzionale al fine di permettere i funzionamenti e fonire migliore esperienza di navigazione all'utente, garantendone la privacy. Non sono predisposti sul presente sito cookies di profilazione, nè di prima, né di terza parte. In ottemperanza del Regolamento Europeo 679/2016, altrimenti General Data Protection Regulation (GDPR), nonché delle disposizioni previste dal d. lgs. 196/2003 novellato dal d.lgs 101/2018, altrimenti "Codice privacy", con specifico riferimento all'articolo 122 del medesimo, citando poi il provvedimento dell'authority di garanzia, altrimenti autorità "Garante per la protezione dei dati personali", la quale con il pronunciamento "Linee guida cookie e altri strumenti di tracciamento del 10 giugno 2021 [9677876]" , specifica ulteriormente le modalità, i diritti degli interessati, i doveri dei titolari del trattamento e le best practice in materia, cliccando su "Accetto", in modo del tutto libero e consapevole, si perviene a conoscenza del fatto che su questo sito web è fatto utilizzo di cookie tecnici, strettamente necessari al funzionamento tecnico del sito, e di i cookie analytics, con mascharatura dell'indirizzo IP. Vedasi il succitato provvedimento al 7.2. I cookies hanno, come previsto per legge, una durata di permanenza sui dispositivi dei navigatori di 6 mesi, terminati i quali verrà reiterata segnalazione di utilizzo e richiesta di accettazione. Non sono previsti cookie wall, accettazioni con scrolling o altre modalità considerabili non corrette e non trasparenti.

Ho preso visione ed accetto