Dopo la pubblicazione (30 gennaio) dei due rapporti sui casi di Jean Vanier (Arche) e Thomas e Marie-Domique Philippe (cf. qui), l’insieme dei religiosi e delle religiose di Francia (Corref), l’Arche e la provincia domenicana hanno preso parola per confermare la decisione di elaborare e diffondere i rapporti (affidati a commissioni indipendenti) e a valutare le azioni da prevedere per il futuro.
In un comunicato dell’8 febbraio, firmato dalla presidente della Conferenza delle religiose e dei religiosi (Corref), sr. Véronique Margron, si sottolinea il coraggio de l’Arche e dei domenicani di affrontare il problema degli abusi dei loro fondatori (nel caso di Marie-Dominique si tratta delle Comunità di san Giovanni), la loro coerenza con il lavoro della Commissione Sauvé (Ciase; cf. qui) e, soprattutto, l’importanza di aver dato centralità alla voce delle vittime.
«I due rapporti – che è necessario assimilare per vederne tutte le conseguenze – mostrano come, sotto la copertura di una dottrina – persino difesa con rigore – si sono commessi dei crimini. Come anche lo slancio apostolico possa nascondere una cultura del plagio e il rigorismo morale una perversione sessuale e il rovesciamento di ciò che è male in preteso bene.
È doveroso oggi interpellare un’intera cultura ecclesiale, teologica e pastorale nella misura in cui è stata terreno di abusi, di manipolazioni, di aggressioni, di menzogne e, persino, di morte. Come non interrogarsi in maniera radicale su come il segreto abbia reso possibile per i predatori il perpetuarsi di un delirio gnostico e la loro impunità, i condizionamenti e le violenze sessuali? L’imperativo del “grande silenzio” da parte della autorità romane si è ritorto in favore degli attori».
Domenicani e Arche
«È impossibile ignorare l’accecamento – finto o reale – di molte autorità della Chiesa come dell’ordine domenicano. Ma senza dubbio, al di là di esse, di tutto un popolo sinceramente credente. Ecco ciò che deve sempre nuovamente interpellare la nostra capacità di giudizio e la necessità di rompere il circuito chiuso per sperare di avvertire i segnali, forti o deboli, delle possibili derive e riformare, in conseguenza, la nostra governance.
Inoltre, è bene guardare da vicino l’insieme delle comunità e dei gruppi religiosi profondamente segnati dalle mattane di questi uomini, avendo essi molte relazioni con comunità “nuove” dell’epoca o luoghi tradizionali come monasteri e conventi. Non abbiamo finito di cercare di chiarire le conseguenze di tali legami e dei loro effetti, devastanti ancora oggi».
Il provinciale domenicano, p. Nicolas Tixier, parla di una «scandalosa deriva settaria e gnostica per coprire azioni criminali» da parte dei fratelli Thomas e Marie-Dominique Philippe. La loro scoperta ha sbrindellato le fondazioni di cui erano numi tutelari (Arche e Comunità di san Giovanni), mettendo in questione anche l’Ordine. La commissione indipendente chiamata a ricostruire i fatti ha impiegato tre anni per arrivare a stendere il rapporto.
«Leggendolo, mi ha colto un senso di orrore. Non tanto per complicità coscienti e deliberate che non ci sono state nella provincia domenicana di Francia, ma per la crudele insufficienza dell’informazione, della valutazione, della decisione o della ritorsione tanto più opprimenti quando confinavano con l’indifferenza o la negligenza. Un lavoro di verità che era dovuto alle vittime», con il conseguente invito a rivedere alcuni meccanismi istituzionali e accrescere lo spirito di vigilanza.
La direzione internazionale de l’Arche denuncia «l’adesione di Jean Vanier alle dottrine del suo padre spirituale, Thomas Philippe» e alle conseguenti pratiche abusive. «Siamo costernati e rinnoviamo la condanna senza riserve delle azioni del nostro fondatore e di Thomas Philippe che sono in totale contraddizione con le elementari regole di rispetto e integrità delle persone, contrarie ai principi fondamentali delle nostre comunità».
Si ammette la responsabilità istituzionale di non aver saputo prevenire gli abusi, di segnalarli e di farli cessare.
Il rapporto testimonia «l’esistenza di un nocciolo settario» attorno a p. Thomas e a Jean Vanier. «Questo nocciolo ha alimentato un micro-sistema nell’avvio dell’Arche che non si è però esteso al di là di un cerchio molto ristretto di persone, ben documentato nel rapporto». In ogni caso non ha toccato nessun handicappato ospite e non ha coinvolto estranei al micro-sistema.
La scoperta degli abusi ha profondamente ferito l’intera istituzione, «ci ha resi più vulnerabili, ma anche più giusti e più liberi». Le 157 comunità, diffuse in 37 paesi hanno oggi a disposizione un testo di riferimento, ispirato al diritto anglosassone e una cellula (sia internazionale che nazionale) di segnalazione per ogni denuncia in merito.
Tutte le vittime possono indirizzarsi alla Commissione di riconoscimento e di riparazione messa in atto dalla Corref.
Scelte dolorose ma necessarie e giuste quelle fatte dalla Chiesa e dai domenicani francesi. Il cammino è ancora lungo per sradicare la cultura del segreto e dell’impunità che circonda i crimini di abusi sessuali e spirituali. Mi auguro che si prosegua su tale strada con determinazione e sincerità e mi auguro anche che altre Chiese nazionali e altre realtà religiose seguano l’esempio. È finito il tempo in cui si può far finta di nulla o imbastire inchieste e provvedimenti al ribasso