Con una lettera all’ordine, pubblicata l’8 marzo, il superiore generale dei gesuiti p. Arturo Sosa ha comunicato di aver istituito una commissione chiamata a lavorare sul ruolo e la responsabilità delle donne nella Compagnia, nelle sue opere e attività a livello globale. La Commissione è composta da dieci persone (sei donne, tre gesuiti e un laico) e ha ricevuto un mandato di tre anni.
Il punto di partenza è rappresentato dal Decreto 14 della 34a Congregazione Generale (1995) su “i gesuiti e la condizione delle donne nella Chiesa e nella società civile”. Dopo più di venticinque anni non solo si è modificata la situazione complessiva a cui quel decreto faceva riferimento, ma ora la Compagnia è chiamata a riflettere sulla missione delle donne all’interno della sua stessa attuazione.
A questo si è arrivati dopo che, nel 2019, in occasione del congresso per il 50mo del Segretariato per la giustizia sociale e l’ecologia p. Sosa aveva chiesto all’ordine di “considerare il posto della donna nelle nostre istituzioni e nelle nostre priorità apostoliche”. Un gruppo di partecipanti ha raccolto questo invito e si sono incontrate con il padre generale per metterlo a fuoco maggiormente. L’esito dell’incontro era stato quellodi suggerire la creazione di una Commissione ad hoc, che è stata ora costituita dopo un ampio giro di consultazioni – volte primariamente a identificare chi ne doveva fare parte.
A livello di contenuto, la Commissione ha un mandato preciso: riprendere e aggiornare il Decreto 14 tenendo conto dei cambiamenti avvenuti; fornire una valutazione critica della partecipazione delle donne nella vita della Compagnia; proporre delle raccomandazioni per rafforzare e rendere operativo il ruolo e la responsabilità delle donne nelle istituzioni dei gesuiti; indicare eventuali pratiche o consuetudini che potrebbero ostacolare la realizzazione effettiva dei primi tre punti.
Donna Andrade, che è stata chiamata a far parte della Commissione, ha affermato che si “tratta di un processo evolutivo. La cosa che più mi preme è che non perdiamo di vista ciò. È la prima volta che la questione [del ruolo e della responsabilità delle donne nella vita della Compagnia n.d.r.] è stata posta in questi termini, ma possiamo iniziare a coglierla in questo modo solo perché prima di noi sono successe determinate cose dal punto di vista storico”.
Consapevole dell’importanza ma anche della delicatezza del compito affidato alla Commissione, ha fatto notare che “molto di ciò che la gente vede negativamente per quanto concerne il ruolo delle donne in una struttura patriarcale come la nostra Chiesa è profondamente contrassegnato politicamente e può essere fortemente divisivo. Ci tengo molto ad avere discussioni su questi aspetti in un modo che non ci divide ma, piuttosto, unisce gli uni agli altri”.