Religiose vittime di abusi

di:
Vorrei risorgere dalle mie ferite

Anna Deodato, Vorrei risorgere dalle mie ferite. Donne consacrate e abusi sessuali, EDB, Bologna 2016

La Chiesa è voluta e chiamata dal suo Signore Gesù Cristo per annunciare la buona novella che Dio ha compassione per il suo popolo tanto da dare il suo proprio figlio per la salvezza dell’umanità. Lungo la sua storia innumerevoli persone hanno contribuito a questa missione e hanno fatto della Chiesa uno strumento meraviglioso per il bene dei poveri, degli ammalati e dei più vulnerabili. Al tempo stesso, all’interno della Chiesa ci sono state e ci sono persone che agiscono in una maniera totalmente contraria sia al messaggio di Gesù sia ai valori fondamentali che la Chiesa proclama. I papi dei tempi recenti hanno ripetutamente parlato dei peccati e dei crimini commessi da ministri della Chiesa e in nome della fede, e hanno chiesto perdono alle vittime di ingiustizia e violenza.

Chi conosce la natura umana non può farsi illusioni sul fatto che, in tutte le culture di tutti i tempi e in tutte le nazioni e istituzioni, ci siano persone che nuocciono in maniera anche terribile ad altri esseri umani.

Una delle «piaghe aperte nel corpo della Chiesa» (Benedetto XVI) è quella degli abusi sessuali sui minori commessi da chierici, religiosi e religiose. Di ciò si è avuta notizia solo negli ultimi decenni, suscitando comprensibili reazioni di sgomento e scandalo.

Quando negli ultimi quarant’anni si è parlato di abusi commessi all’interno della Chiesa si pensava quasi esclusivamente all’abuso sessuale nei confronti di minori, però il fenomeno è molto più ampio, sia dentro la Chiesa, sia nella società in generale. Esistono diverse forme di abuso – emotivo, di negligenza, di violenza fisica, di pressione psicologica – spesso mescolate tra loro, e le persone che vengono abusate non sono solo minori di età, ma anche adulte, ad esempio con disabilità mentali, con relazioni di dipendenza e generalmente sottomesse al potere di un’altra persona, che a sua volta lo esercita in maniera illecita o violenta.

Uno dei temi nel Dunkelfeld (espressione tedesca per significare un’area nascosta e difficilmente accessibile alla conoscenza e all’investigazione) che concernono gli abusi all’interno della Chiesa è quello relativo alle ferite che le donne consacrate riportano a seguito di vari tipi di abuso (sessuale, fisico o di coscienza).

Il libro di Anna Deodato si propone di portare alla luce ciò che si trova in quest’angolo buio della Chiesa. Il tono della presentazione delle storie delle donne consacrate è forte, la presa di posizione è molto chiara e drastica, e questo è comprensibile non solo perché l’autrice ha ascoltato e ha accompagnato le donne abusate che parlano della loro esperienza, ma anche perché questo testo vuole svegliare la coscienza e motivare a rompere il silenzio.

I racconti riportati in questo libro e la descrizione del cammino di accompagnamento mettono in evidenza la complessità dei vari fattori che contribuiscono a infliggere ferite e a creare situazioni di enorme dolore e disperata solitudine. Se si ha la forza di confrontarsi con le storie di queste persone si rimane sconvolti dall’intreccio delle dinamiche interpersonali, emotive, sessuali e religiose nella relazione tra l’abusatore e la sua vittima. Da un lato si riesce così a vedere da vicino l’inspiegabile negazione da parte degli abusatori anche dei fatti più evidenti, dall’altro si inizia a comprendere il motivo per cui le vittime non riescono a difendersi immediatamente e molto spesso iniziano a parlare dell’abuso solo dopo tanti anni perché i fatti rimangono «sepolti» in una tomba nel più lontano angolo della loro anima.

Dopo la lettura di queste pagine si rimane con molte domande. Tra le più fondamentali vi sono le seguenti: come si definiscono e si vivono i ruoli di uomo e donna nelle società e all’interno della Chiesa? Quali sono le strutture specifiche del potere nella Chiesa e come possono essere a servizio del vangelo, senza che si corra il rischio di distorcerne il messaggio? Qual è la posizione della donna consacrata nei confronti delle figure di autorità, siano esse i sacerdoti o le superiore delle comunità e congregazioni religiose? Qual è l’ideale di donna consacrata nelle varie comunità religiose e diocesane che per molto tempo è stato improntato alla subordinazione? Quali sono i passi di formazione all’interno del percorso religioso che mirano allo sviluppo di una personalità matura e dedicata, che possa essere con libertà e autenticità segno e messaggero della presenza del Signore nella storia della salvezza? Come si può garantire un cammino formativo all’interno di congregazioni e ordini in cui le sfere psico-affettiva e psico-sessuale siano integrate sia nel programma di conferenze, workshop e letture, sia nei colloqui di accompagnamento personale e di gruppo? Nel processo di ammissione al noviziato (o simile), come si può prestare sufficiente attenzione alle esperienze affettive e sessuali per arrivare a una giusta valutazione dell’idoneità delle candidate o delle tappe da concludere prima di una decisione riguardo alla vita consacrata? Una volta scoperta o riscoperta la storia di un abuso durante o dopo la fine del tempo di formazione, come e da chi viene accolto il racconto delle terribili esperienze? Quali sono le persone che per competenza possono essere interpellate e quali sono i percorsi terapeutici e spirituali da seguire?

È chiaro che occorre un maggiore livello di consapevolezza e di decisione nell’impegnarsi in queste problematiche, tale da non lasciarsi intimidire dalle resistenze esteriori e interiori che ci si può aspettare quando ci si trova ad affrontare ambiti così delicati ed esigenti.

In parole semplici, non è nient’altro che il tentativo di mettere in atto ciò che Gesù ci chiede, cioè l’amore per i piccoli e i deboli, un amore disinteressato che si spende a favore degli altri, senza voler conquistare o conservare una presunta buona immagine di sé o della Chiesa…

Il Signore ci chiama alla conversione e, come si direbbe oggi, a una vita autentica e credibile. Solo questo tipo di esistenza, che ci impegna per quanto possibile a seguire gli ideali senza lasciarsi demoralizzare dalle inevitabili mancanze, ha la possibilità di convincere della validità del messaggio cristiano.

Come in altri momenti della storia della salvezza, siamo a un punto di doppia purificazione: una purificazione che ci strappa da consuetudini e convinzioni troppo inquinate da uno spirito mondano e una purificazione dei cuori dei singoli cristiani e di tutta la comunità ecclesiale, per ritrovare la purezza e il vigore della chiamata alla sequela.

Non sarà facile e non sarà fatto immediatamente, e perciò abbiamo bisogno di voci di provocazione – come questo libro e il suo impatto – affinché ci svegliamo e ci prepariamo a un cammino di lunga durata: la nostra forza e la nostra speranza, che ci aiutano a percorrere questa strada, risiedono nella promessa del Signore che sarà con noi fino alla fine dei tempi.

Roma, 14 luglio 2015

Hans Zollner si
Presidente del Centre for Child Protection e Preside dell’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana,
Membro della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori


Anna Deodato , Vorrei risorgere dalle mie ferite. Donne consacrate e abusi sessuali. Presentazione di Hans Zollner, Collana «Psicologia e formazione», EDB, Bologna 2016, pp. 244, 9788810508527. Imminente


Descrizione dell’opera

Il libro raccoglie storie di donne consacrate che hanno subito un abuso sessuale in tempi diversi della loro vita da preti e consorelle di comunità. Ed è la testimonianza di come si possa riemergere dalle ferite e ricominciare a vivere.

L’intento è anche di portare alla luce ciò che si trova in quest’angolo buio della realtà della Chiesa. «Il tono della presentazione delle storie delle donne consacrate è forte, la presa di posizione è molto chiara e drastica, e questo è comprensibile non solo perché l’autrice ha ascoltato e ha accompagnato le donne abusate che parlano della loro esperienza, ma anche perché questo testo vuole svegliare la coscienza e motivare a rompere il silenzio», scrive nella presentazione il gesuita Hans Zollner, preside dell’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana e membro della Pontificia commissione per la protezione dei minori. «I racconti riportati in questo libro e la descrizione del cammino di accompagnamento mettono in evidenza la complessità dei vari fattori che contribuiscono a infliggere ferite e a creare situazioni di enorme dolore e disperata solitudine».

Sommario

Prefazione (H. Zollner). Introduzione (E. Parolari). I. Dalle tenebre alla luce: nel dolore verso una vita nuova. II. Il cammino percorso insieme. III. Il corpo: il testimone che non dimentica e racconta. IV. Quando ad abusare sessualmente è una donna. V. Il rischio di reiterazione dellabuso da parte dellistituzione. VI. Il nucleo emotivo traumatico: difese e componenti emotive. VII. Trauma e rete di sostegno. VIII. Attraversare il lutto per la perdita della propria vita. IX. Ritessere la propria vita con tenace delicatezza. X. Fare ripartire lo sviluppo: dialettiche di crescita. XI. Si può trasformare il dolore? XII. Un pressante appello alla Chiesa. Bibliografia.

Note sull’autrice

Anna Deodato appartiene all’Istituto delle Ausiliarie Diocesane di Milano nel quale ha svolto il servizio come formatrice per circa vent’anni. Dopo gli studi di Pedagogia si è laureata all’Istituto superiore di Scienze Religiose di Milano e ha conseguito la laurea magistrale in Scienze della formazione di formatori all’Istituto Superiore per Formatori collegato all’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana.

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