Dal 21 al 23 novembre, al Sermig di Torino, abbiamo vissuto e condiviso un incontro tra 18 diverse congregazioni, istituti, fraternità e comunità di consacrati.
L’idea, nata con semplicità più di un anno fa, si è diffusa e ha trovato appoggio nel desiderio e nel bisogno di “fare rete”, anzi, più correttamente, di “essere comunione”.
Erano presenti i padri Dehoniani, le consacrate dell’Ordo Virginum, tre Istituti secolari, le Monache di Gerusalemme, direttamente da Firenze, come – sempre da Firenze – anche due suore Carmelitane. Poi le Salesiane, le Focolarine, le Alcantarine di Assisi, le Guanelliane e le Elisabettine. Per arrivare poi oltre confine, con la presenza di Fr. John di Taizè e un’abbadessa Clarissa direttamente dal monastero di Otranto.
Era presente anche, naturalmente, la fraternità del Sermig, che ci ha accolto splendidamente, facendoci sentire veramente a casa.
«Su, venite e discutiamo», dice il profeta Isaia e anche noi ci siamo trovati in questa sintonia a discutere del nostro essere consacrati in una società come l’attuale, e soprattutto la tematica dei giovani ha occupato i nostri discorsi.
Abbiamo chiesto alla professoressa Rosanna Virgili di approfondire e attualizzare queste tematiche. Attraverso la metafora del «cuore indiviso», la biblista ha riscaldato anche il nostro cuore per un confronto appassionato e profondo, che ci ha stimolato a guardare con verità le nostre realtà quotidiane, a condividere i nostri carismi, a intrecciarli per il bene di tutti per essere, nella Chiesa, quella testimonianza credibile che i giovani e la società cercano sempre più nel nostro mondo.
Il secondo giorno ha visto un incontro a piccoli gruppi al mattino che ha permesso di conoscerci meglio e scambiare direttamente opinioni e pareri. Nel pomeriggio abbiamo ascoltato con vivo interesse le testimonianze della realtà di Taizè dalla voce di Fr. John e del Sermig, direttamente da Rosanna, responsabile della Fraternità.
La terza giornata è stata tempo di raccolta non di frutti, ma di desideri e di pensieri. Uno tra tutti: una grande spinta alla comunione nella Chiesa, a ritornare ad essere testimonianza di coesione e autenticità, che possa dire ancora Dio al mondo.
L’esperienza è stata intensa e semplice dal suo nascere al suo svolgersi. Non sono stati raggiunti dei risultati o degli obiettivi, perché non era questo il senso dell’incontro. Si è voluto intessere relazioni fra le varie parti, fare cordata, rinvigorire la vocazione di ciascuno e conoscere la «lingua del cambiamento» per non essere stranieri tra noi.
È stato un incontro che ha innescato un piccolo processo nel cuore di tutti e noi speriamo si allarghi con la stessa passione e calore con cui l’abbiamo accolto.