Per quanto riguarda la questione dell’assistenza sanitaria per le religiose e i religiosi in provenienza da paesi extra-europei e dell’ipotesi di pagamento annuale (2.000 €) sollevato a febbraio su queste pagine (qui su SettimanaNews) va registrato una importante correzione con un decreto legge (prossimamente convertito) in cui si stabilisce che l’importo del contributo per l’iscrizione volontaria al servizio sanitario nazionale per gli stranieri residenti in Italia titolari di un permesso di soggiorno per motivi religiosi è pari a 700 €. L’iscrizione ha validità fino al 31 dicembre dell’anno di riferimento e il versamento può essere effettuato presso i competenti uffici delle ASL
Rientra, almeno in parte, l’allarme per l’esborso a cui sarebbero stati costretti istituti e congregazioni per i 6.000 (4.000 religiose e 2.000 religiosi) che fino a quest’anno versavano circa 400 € a testa. Grazie e all’intervento della segreteria CEI e dei responsabili delle unioni dei religiosi (p. Luigi Gaetani per la CISM e suor Micaela Monetti per l’UISM) il disagio è stato contenuto. Ne avevano dato notizia in una lettera comune datata 20 febbraio (qui su SettimanaNews). Per quanti, invece avessero già versato le somme richieste prima dell’attuale scontistica si ricerca la possibilità di un rimborso.
Il provvedimento non riguarda i religiosi/e stranieri che percepiscono un reddito da lavoro o reddito fiscalmente equiparato (come nel caso del sostentamento clero) perché per essi si applica la disciplina di iscrizione al servizio sanitario nazionale al pari dei cittadini italiani.
È ancora in sospeso la disciplina contributiva per i religiosi e religiose presenti nei collegi internazionali per ragioni di studio presso le facoltà teologiche e gli istituti di scienze religiose. Fino a quest’anno il loro contributo arrivava a 150 € che, secondo le indicazioni salirebbe a 700 €. Si spera che anche questo versamento possa ridursi in seguito ai colloqui in corso.
Trovo veramente scandaloso che la “Santa” Sede non abbi ancora provveduto ad un modo per assicurare i religiosi, sacerdoti ecc.. a livello vaticano centrale. L’Italia è un caso a parte e direi molto favorevole se confrontato ad altri paesi i 700 euro rimangono comunque un contributo basso se confrontato con gli importi dovuti in altri paesi. Sappiamo che ci sono alcune chiese che hanno delle forme che vengone per pagate care… tipo l’ EMI in Francia, a cui possono aderire anche altri istituti, ma non a buon prezzo e solo a certe condizioni. La rata annuale dell’Emi, che è cattolica, è di più di 700 euro!! I Vescovi nei paesi di missione normalmente se ne fregano e ogni chiesa guarda al suo mulino-portafoglio. E che non si pensi a risolvere questa questione a livello centrale, dato il numero enorme dei religiosi cattolici, creando un fondo apposito per il rimborso delle spese mediche è una cosa totalmente insensata. Se tutti i religiosi del mondo si mettessero insieme la quota assicurativa sarebbe enormemente più bassa, visto che ci sono giovani e vecchi. Ma nessuno mette in campo questa possibilità solo ci si lamenta quando i diversi stati ci rendono la vita più cara, dimenticando che l’istituzione cattolica avrebbe tutte le risorse per risolvere questo problema alla radice.