Pubblichiamo il saluto che il vicario per vita consacrata della diocesi di Bologna (p. Enzo Brena scj, superiore provinciale dei dehoniani dell’Italia settentrionale) ha rivolto ieri al vescovo Matteo all’inizio della celebrazione della messa in cattedrale coi religiosi.
Rendiamo grazie al Signore e a te, nostro vescovo Matteo, per questa occasione provvidenziale che ci vede riuniti per celebrare la festa della Presentazione di Gesù al Tempio. La Chiesa ha voluto che questa festa fosse rappresentativa della scelta di tanti uomini e donne che hanno scelto di seguire il Cristo nella sua offerta al Padre, perché il suo Regno di comunione nell’amore si compisse nella storia degli uomini.
Nel corso dei secoli, tanti consacrati e consacrate hanno fatto dono di sé a Dio e ai fratelli, condividendo la vita e le storie di coloro con cui hanno compiuto il cammino della vita; sono stati parte viva di quella storia di bene che li ha visti contribuire al riconoscimento dei diritti umani di tanti, allo sviluppo dell’uomo nella ricchezza dei suoi doni e in tante aree del vivere e del sapere: in una vita evangelica, prima di tutto, e poi nel progresso civile e morale, nel pensiero filosofico e teologico, nella scienza, nell’impegno sociale, nella promozione umana e nella solidarietà; e nei tempi di crisi sono stati un segno efficace di speranza per tutti coloro che vivevano situazioni di povertà materiale o spirituale.
Viviamo oggi una profonda crisi, a tutti i livelli, che fa sentire i suoi effetti anche sulla vita consacrata , che ci vede pochi e sempre più anziani, ma non rassegnati.
Vogliamo affermare anche oggi con convinzione che «Gesù non ci ha scelti e mandati perché diventassimo più numerosi! Ci ha chiamati per una missione. Ci ha messi nella società come un pugno di lievito: il lievito delle beatitudini e dell’amore fraterno» (papa Francesco) nel quale tutti i cristiani possono riconoscere il cammino che rende presente il suo Regno.
Crediamo fermamente che la vita consacrata è vita donata che dà gioia al popolo di Dio, è visione profetica che rivela ciò che conta davvero nella vita. Quando è vissuta bene, «la vita consacrata diventa segno di pienezza di vita, richiamo per tutti contro la mediocrità: contro l’accidia nella vita spirituale, contro la tentazione di giocare al ribasso con Dio, contro l’adattamento a una vita comoda e mondana, contro l’insoddisfazione, il lamentarsi sempre e il piangersi addosso»… tutte paure che portano a vivere in modo insensato la propria libertà, ad abdicare alla propria responsabilità di figli.
Anche oggi – aiutati da Maria e Giuseppe, da Simeone e Anna – accogliamo nuovamente la proposta e il dono che Dio ci offre di una vita vissuta non nella logica della sopravvivenza, non nel prepararci a morire, ma perché sia una vita nuova, sempre offerta in modo generoso, senza logiche di calcolo e di interesse, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, «colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,2).
Presentazione di Gesù al Tempio (2 febbraio 2020)