Vita religiosa e abusi

di:

abusi polonia

Ritessere la fiducia. Questo il titolo del convegno tenutosi a Bologna il 25 maggio, presso l’aula magna del centro Lercaro, promosso dall’Ufficio della vita consacrata della diocesi di Bologna e aperto a tutte le persone interessate a livello regionale. Al centro dell’attenzione il tema e la realtà dell’abuso nella vita ecclesiale oggi, in particolare il suo rapporto con la vita religiosa.

Alcuni consacrati della regione, coordinati da sr. Chiara Cavazza, vicaria per la vita religiosa di Bologna, hanno collaborato all’organizzazione. Due relatori invitati: la dott.ssa Anna Deodato, membra del consiglio di presidenza del servizio nazionale tutela minori e adulti vulnerabili e don Enrico Parolari, membro del servizio analogo per le diocesi lombarde.

Hanno collaborato anche gli uffici per la tutela delle diocesi di Bologna e di Modena-Carpi, presentando il loro lavoro e spiegando le attenzioni necessarie nel loro servizio.

Una realtà

«L’abuso non è solo un tema, è anche una realtà» – così Anna Deodato ribadisce l’estrema e dolorosa concretezza di questo argomento. Concentrarsi unicamente su grandi teorie e sul confronto intellettuale, benché siano elementi importanti, rischia di spostare l’attenzione da ciò che davvero può trainare un autentico processo ecclesiale di verità e di riforma: l’ascolto e l’accettazione del dolore delle vittime.

Le ferite che una persona toccata dalla realtà dell’abuso porta con sé restano nella psiche, nel corpo, nell’anima. Come ricorda il cardinale Matteo Zuppi nel suo videomessaggio di saluto: «le ferite restano anche sul corpo del risorto».

Questa la focalizzazione principale, l’attenzione da non perdere mai. A seguire don Enrico Parolari ha descritto con sintetici cenni i possibili profili dell’individuo abusante, con riferimento alla dinamica interna della persona e agli atteggiamenti esterni.

Alcune linee fondamentali

Durante il convegno sono stati raccolti interrogativi e provocazioni da parte dei presenti – circa un centinaio di persone –, sintetizzati poi in alcune linee principali:

  • gestione del potere e formazione: è cruciale gestire il potere con responsabilità e fornire percorsi formativi seri a sacerdoti e religiosi, sia all’inizio che nella formazione permanente;
  • rete e supervisione: la necessità di fare rete e avere supervisioni esterne è fondamentale per verificare e migliorare le pratiche all’interno della Chiesa;
  • consapevolezza e dialogo: è importante continuare a parlare di abuso di potere nella Chiesa con libertà, trasparenza e coraggio, per aumentare la consapevolezza e affrontare il problema;
  • supporto alle vittime: serve sostenere le vittime di abuso, comprendendo l’impatto che gli abusi hanno sulle persone e sulle comunità, e fornire loro un supporto adeguato;
  • cultura del cambiamento: dobbiamo promuovere una cultura che valorizzi relazioni sane, la dignità della persona, e che ascolti e integri le esperienze delle vittime, per costruire una comunità più giusta e rispettosa.
Formazione

Questi aspetti vogliono essere il punto di partenza per un percorso di confronto e di crescita. L’obiettivo di questo evento, infatti, non è stato quello di dire cose particolarmente nuove, o di inaugurare una innovativa ricerca sull’argomento dell’abuso. Il suo intento è stato piuttosto quello di sintonizzare sensibilità e direzioni, per metterci d’accordo (nella più nobile accezione etimologica di questo termine) e camminare insieme, come Chiesa.

La proposta, infatti, ora è più articolata. Ci sarà un percorso di formazione in tre incontri, a partire dalle sollecitazioni dei partecipanti del 25 maggio, tra ottobre e novembre 2024. Il carattere di questa iniziativa sarà più laboratoriale e più interattivo.

Sono tentativi realmente sinodali: un cammino insieme può essere possibile solo a partire dalla fedeltà alla realtà così com’è, la cui analisi richiede verità e coraggio. Il percorso è ancora lungo: facciamolo insieme.

formazione

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